Mercoledì 22 novembre, alle ore 21.00, debutta in prima assoluta nella Sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo lo spettacolo 96 ore, testo e regia di Angelo Campolo, che è anche interprete insieme a Nunzia Lo Presti e a tre giovani impegnati in un percorso di recupero: Serena Di Verde, Giovanni Minardi, Michael Nicola Mulè. Repliche fino al 3 dicembre.
Angelo Campolo, regista e attore siciliano da anni impegnato nel teatro civile, porta in scena un viaggio nella giustizia minorile con occhi spogli da pregiudizi. Lo spettacolo propone, in chiave originale, tre storie ispirate a testimonianze che l’autore ha raccolto nel suo lavoro di ricerca in alcuni CPA italiani.
CPA è l’acronimo di Centro di prima accoglienza, un luogo previsto dalla giustizia italiana per ospitare minorenni a seguito di un fermo in flagranza di reato, fino all’udienza di convalida con il giudice, entro il termine tassativo di 96 ore.
I CPA sono vere e proprie “case”, con tanto di dormitorio e stanza ricreativa, che non si caratterizzano come strutture di tipo carcerario. Dentro vi lavorano equipe di educatori, assistenti sociali e poliziotti in abiti borghesi. Il loro compito è ricostruire le storie dei minori che vi transitano dopo il momento traumatico del fermo. Un lavoro delicato, basato sulla cura e l’ascolto dei ragazzi.
In scena, insieme a Campolo, ci sono due ragazzi e una ragazza di Palermo attualmente impegnati in un percorso di “messa alla prova giudiziaria”, e l’attrice Nunzia Lo Presti, che sul palco interpreta il ruolo di Rita Giordano, assistente sociale ispirata a numerose figure incontrate da Campolo nella sua ricerca, qui guida e mentore per far conoscere al pubblico da vicino i meccanismi di funzionamento del CPA.
96 ore permette di compiere un viaggio dentro un “ufficio speciale”, per osservare da un punto di vista diverso storie umane spesso raccontante ricorrendo ad estremismi, stereotipi o facili soluzioni. Uno spettacolo originale, che parla di giustizia e rieducazione con l’intento di offrire uno spazio del possibile a storie di vita non ancora irrimediabilmente segnate.
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