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Palermo rende omaggio a Piersanti Mattarella, 42 anni fa l’omicidio in via Libertà

Veniva abbattuta la speranza politica più autorevole dell'Isola, ostinato propugnatore di una politica rigorosa e di rinnovamento. Il presidente che stava disegnando una Regione delle "carte in regola"

Ricordato stamattina a Palermo Piersanti Mattarella nel 42esimo anniversario dell’omicidio. Alle 9 il momento di silenzio nel luogo dell’agguato, in via Libertà. Tra i presenti il prefetto Giuseppe Forlani, il sindaco Leoluca Orlando, il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, il vicepresidente della Regione Gaetano Armao, magistrati, forze dell’ordine ed esponenti politici. “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede”, è impresso sul muro davanti al luogo del delitto.

Le “carte in regola” e i pezzi mancanti. Sono passati 42 anni dall’omicidio, nella mattina dell’Epifania, di Piersanti Mattarella, e non è tutto ancora è stato scritto su questo delitto. Palermo ricorda il suo presidente della Regione, così come la natia Castellammare del Golfo con una breve cerimonia nel cimitero comunale. Il presidente era uscito dalla sua abitazione di via Libertà ed era salito a bordo della sua Fiat 132 per andare a Messa, insieme con la suocera, la moglie Irma Chiazzese e i figli Maria e Bernardo. Niente scorta: voleva che anche gli agenti stessero con le loro famiglie. Si era appena messo al volante, quando i killer entrarono in azione. Accanto a lui il fratello Sergio, oggi presidente della Repubblica, che lo sostenne tra le sue braccia. Il 24 maggio di quell’anno avrebbe compiuto 45 anni.

Veniva abbattuta la speranza politica più autorevole dell’Isola, l’allievo di Aldo Moro, siciliano di tenaci concetto e capacità, ostinato propugnatore di una politica rigorosa e di rinnovamento. Il presidente che stava disegnando una Regione delle “carte in regola”. Nella primavera del 1975, su suo impulso da assessore al Bilancio, venne approvato a larghissima maggioranza, anche con i voti del Pci, il Piano regionale di interventi per gli anni 1975-1980, primo tentativo di programmazione a lungo termine delle risorse regionali. Un passaggio che diede sostanza al dialogo a sinistra. Una “solidarietà autonomistica“, che anticipava la solidarietà nazionale di Moro e di Enrico Berlinguer del 1976.

Il 9 febbraio 1978 Piersanti Mattarella fu eletto dall’Assemblea presidente della Regione siciliana, alla guida di una coalizione di centrosinistra con l’appoggio esterno del Partito comunista italiano. Le riforme sul fronte degli appalti e dell’urbanistica compresse gli spazi della speculazione edilizia e degli interessi di mafiosi e palazzinari. Una visione complessiva, un’operazione di pulizia della Dc e un progetto di buon governo che minacciavano gli interessi della mafia e di consolidati centri di potere politico ed economico. Così, con quel delitto l’Isola piombò nuovamente nel suo inferno di piombo e ineluttabilità.

La vicenda giudiziaria è stata complessa e non definitiva. Come mandanti sono stati condannati all’ergastolo i boss della commissione di Cosa nostra (Totò Riina e Michele Greco su tutti, con gli altri esponenti della cupola: Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Pippo Calò, Francesco Madonia e Antonino Geraci). L’inchiesta, però, non è riuscita a identificare né i sicari né i presunti mandanti esterni. Nel 2018 la procura di Palermo ha riaperto l’inchiesta sull’omicidio: nuovi accertamenti considerati doverosi, anche attraverso complesse comparazioni fra reperti balistici, per quanto siano resi complicati dal lungo tempo trascorso e dalle sentenze passate in giudicato. Nel mirino ancora una volta i Nar, i Nuclei armati rivoluzionari, il cui capo, il terrorista nero Giusva Fioravanti, riconosciuto dalla vedova di Piersanti Mattarella, Irma Chiazzese, fu processato e definitivamente assolto dall’accusa di essere stato il killer. Uno dei reperti del processo celebrato a Palermo, la targa di un’auto del commando, sarebbe stata divisa in due dagli autori del furto e una parte fu poi ritrovata in un covo dell’organizzazione terroristica neofascista.

Dal punto di vista processuale, peraltro, la collaborazione tra “neri” e mafiosi, in vari fatti e azioni criminali, basata su un presunto scambio di favori tra mafia e terrorismo di estrema destra, era già stata più volte sostenuta, ad esempio per la strage del dicembre 1984 del Rapido 904. C’è poi il capitolo sulle armi che uccisero Piersanti Mattarella e il giudice antiterrorismo Mario Amato; sono dello stesso tipo, una Colt Cobra calibro 38 Special, ma non c’è alcuna certezza sulla loro identità: non si può dire cioè che il presidente della Regione Sicilia e il giudice, assassinati rispettivamente a Palermo e a Roma, nell’arco di poco meno di sei mesi, nel 1980, siano stati uccisi con la stessa pistola. Una un’ipotesi ritenuta “suggestiva”, ma sulla quale non ci sarebbero ancora i necessari riscontri tecnici. Giovanni Falcone il 3 novembre 1988 in una audizione in Antimafia definì l’indagine “estremamente complessa“, dal momento che “si tratta di capire se e in quale misura la pista nera sia alternativa rispetto a quella mafiosa, oppure si compenetri con quella mafiosa, nell’ambito di un presunto scambio di favori tra mafia e terrorismo di estrema destra”.

Nel più recente atto d’accusa della procura generale di Palermo sui presunti assassini dell’agente Nino Agostino sono finite anche le indagini condotte dalla Dda da cui sono emersi rapporti di Agostino, cacciatore di latitanti, con il magistrato ucciso nella strage di Capaci nella fase in cui questi stava conducendo investigazioni delicatissime sulla “pista nera”. Nino Madonia, killer di Nino Agostino e di sua moglie, “è stato il vero ministro della guerra e ministro di polizia di Cosa nostra – ha detto l’avvocato Fabio Repici, legale di parte civile nel processo Agostino – ed è anche il killer di Piersanti Mattarella. Un delitto per il quale non è mai stato processato, ma su cui vi sono i passaggi di una sentenza”, quella sui “delitti politici“, “che, a questo proposito, sono fin troppo espliciti”. La verità tutta si cerca ancora.

“Cambiare la Regione Siciliana in contrasto con il clientelismo e i poteri mafiosi; farlo con celerità e in maniera assertiva, al prezzo della vita. Piersanti Mattarella pagò così le sue riforme riguardanti l’urbanistica e gli appalti pubblici. Della sua lezione rimane tutto, in particolare, come amava ripetere, una ‘politica con le carte in regola’, una serie di riforme portate avanti da una classe dirigente capace di mettere l’orgoglio dell’impegno davanti alla sfiducia rispetto alle cose che non vanno. Piersanti Mattarella è stato e sarà sempre un punto di riferimento”. Così Vittoria Casa (M5s), presidente della commissione Cultura Scienza e Istruzione alla Camera, nell’anniversario della morte.

“Il PD ricorda Piersanti Mattarella, uno dei figli più illustri della Sicilia. Lo ricordiamo non soltanto per le sue doti umane e professionali ma anche per i suoi meriti di amministratore e legislatore. Sono infatti convinto che in un’epoca così difficile, come quella che stiamo vivendo, il suo ’esempio è fondamentale per trasmettere alle nuove generazioni valori e attenzioni verso la politica, intesa come arte nobile e utile per traghettare il nostro Paese in acque più sicure”. Lo ha detto questa mattina il segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo, a margine della commemorazione di Piersanti Mattarella.

“La sua attività di legislatore – ha detto Barbagallo, che ha deposto una corona di fiori ai piedi della lapide commemorativa – e di politico aperto al cambiamento senza cedere a compromessi di qualunque genere devono essere il faro che guida ciascuno di noi che, facendo politica, intende assumersi la responsabilità di amministrare la cosa pubblica”.

Alla cerimonia erano presenti anche il capogruppo Pd all’Ars, Giuseppe Lupo e il deputato regionale Antonello Cracolici, il deputato nazionale Carmelo Miceli, il presidente della Direzione regionale Antonio Ferrante, il segretario provinciale Rosario Filoramo.

I valori di Piersanti Mattarella rappresentano ancora oggi un esempio per il mondo politico. Il suo coraggio e il suo impegno restano punti di riferimento per chi vuole portare avanti – con le azioni ancora prima che con le parole – il processo di cambiamento dell’Isola”. Lo dichiara il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, nel 42esimo anniversario dell’omicidio di Piersanti Mattarella. Questa mattina anche il governo regionale, rappresentato dal vice presidente Gaetano Armao, ha voluto rendere onore alla memoria di Piersanti Mattarella con la deposizione di una corona d’alloro nella cerimonia di commemorazione che si è tenuta sul luogo dell’omicidio, in via Libertà, a Palermo. Nel 42esimo anniversario, inoltre, l’assessorato regionale dell’Economia ha voluto intitolare una quadreria d’arte contemporanea a Piersanti Mattarella per ricordarne l’attività di assessore alla Presidenza con delega al Bilancio.


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