In data odierna, su delega della Procura Distrettuale – Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, la Polizia di Stato ha dato esecuzione all’ordinanza applicativa di misure cautelari personali custodiali, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale etneo, a carico dei pregiudicati:
- Giacomo Maurizio Ieni, detto“Nuccio u mattuffo”, nato a Catania il 6.7.1957;
- Fabrizio Pappalardo, nato a Catania il 2.10.1967;
- Nicola Cristian Sebastiano Bonfiglio, nato a Catania il 26.6.1985;
- Carmelo Faro, detto “pallittuni” o “caramella”, nato a Catania il 20.6.1970;
- Angelo Magni, nato a Catania il 19.9.1964;
- Francesco Nicolosi, detto “u tenenti”, nato a Catania il 2.10.1970;
- Roberto Pappalardo, nato a Catania il 22.9.1971;
- Vittorio Puglisi, nato a Catania il 30.8.1960;
- David Massimo Puleo, nato a Catania il 27.1.1972;
- Giovanni Recupero, detto “Cicina”, nato a Catania il 27.10.1971;
- Fausto Russo, detto “fimminedda”, nato a Catania il 31.7.1989;
- Tommaso Orazio Maria Russo, nato a Catania il 2.7.1957;
- Giuseppe Saitta, detto “u bimbu”, nato a Catania il 4.5.1968;
- Giacinto Sicali, detto “u pisciaru”, nato a Catania il 20.3.1965;
- Giacomo Pietro Spalletta, nato a Catania l’1.7.1961;
- Carmelo Podestà, nato a Catania il 24.3.1986.
Sono indagati, a vario titolo, per i seguenti titoli di reato:
- Giacomo Maurizio Ieni, Fabrizio Pappalardo, Gaetano Annatelli, Nicola Cristian Sebastiano Bonfiglio, Emanuele Di Stefano, Carmelo Faro, Massimo Faro, Giovanni Faro, Alfio Faro, Angelo Magni, Francesco Nicolosi, Roberto Pappalardo, Giovanni Pittarà, Vittorio Puglisi, David Massimo Puleo, Giacinto Sicali, Giovanni Recupero, Fausto Russo, Tommaso Orazio Russo, Giuseppe Saitta, Giacomo Pietro Spalletta:
perché, assieme ad altri ancora da identificare, facevano parte dell’associazione di tipo mafioso denominata “Puntina-Pillera”, facente capo allo storico leader attualmente detenuto Salvatore Pillera, detto “Turi cachiti”, promossa e diretta da Giacomo Maurizio Ieni e Fabrizio Pappalardo. Associazione criminale che si avvale della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà da esso derivante, per commettere delitti di ogni genere, in particolare estorsioni, furti, ricettazioni, usura, nonché per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque, il controllo di attività economiche. Con l’aggravante per tutti di fare parte di un’associazione composta da più di dieci persone e della disponibilità di armi. Con l’aggravante per Giacomo Ieni e Giacomo Spalletta di aver commesso il fatto durante il periodo di sottoposizione alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. Con la recidiva reiterata per Carmelo Faro, Angelo Magno, Giovanni Recupero; con la recidiva specifica per Giacinto Sicali; con la recidiva infraquinquennale per Roberto Pappalardo; con la recidiva reiterata, specifica per Giacomo Maurizio Ieni; con la recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale per Fabrizio Pappalardo, Gaetano Annatelli, Nicola Cristian Bonfiglio, Emanuele Di Stefano, Alfio Faro, Giovanni Faro, Massimo Faro, Francesco Nicolosi, Giovanni Pittarà, Vittorio Puglisi, Fausto Russo, Giuseppe Saitta, Giacomo Pietro Spalletta. Fatti accertati a Catania sino a luglio 2019, per Giacomo Ieni da aprile 1996, per Fabrizio Pappalardo da luglio 2006, per Giacinto Sicali dal maggio 2005, per Giacomo Pietro Spalletta da luglio 2006.
- Tommaso Orazio Maria Russo e Giacomo Pietro Spalletta:
perché, facendo parte dell’associazione di tipo mafioso Pillera-Puntina, in concorso e riunione tra loro, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo, con minacce implicite di procurare a Paolo Barravecchio mali ingiusti e con violenza fisica, consistita nell’averlo aggredito e malmenato, ponevano in essere atti idonei, diretti in modo non equivoco a costringere la persona offesa a consegnare 9.300 euro, con corrispettivo danno per la vittima, evento non verificatosi per circostanze indipendenti dalla loro volontà, perché Barravecchio ha denunciato i fatti alla Polizia. Con l’aggravante per Giacomo Spalletta di aver commesso il fatto durante il periodo di sottoposizione alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale e con l’aggravante della recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà derivanti dall’appartenenza all’associazione mafiosa Pillera-Puntina e al fine di agevolare l’attività dell’associazione stessa. Fatti accertati a Catania fino al 18 dicembre 2015.
- Gaetano Annatelli, Carmelo Faro, Giovanni Faro, Massimo Faro, Fabrizio Pappalardo, Giacinto Sicali, Giovanni Recupero:
perché, facendo parte dell’associazione di tipo mafioso Pillera-Puntina, in concorso e riunione fra loro e con altri non identificati, con violenza e minaccia, consistite, segnatamente, nell’essersi Giovanni Faro recato al panificio di via Orto dei Limoni di proprietà di Umberto Campolo pretendendo da questi il pagamento immediato della liquidazione spettante a sua figlia Valentina per l’attività lavorativa prestata alle dipendenze di Campolo, nell’aver quindi Faro picchiato quest’ultimo e proferito espressioni minacciose dicendogli che avrebbe dato fuoco all’esercizio e nell’avere, successivamente, gli altri indagati fatto ingresso all’interno del panificio, e devastato il locale e le attrezzature, colpendo con dei caschi i due operai che stavano lavorando, costretti a chiudersi in bagno, hanno costretto Umberto Campolo a versare una somma di denaro a titolo di liquidazione in favore di Valentina Faro, figlia di Giovanni. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà derivanti dall’appartenenza all’associazione mafiosa Pillera-Puntina e al fine di agevolare l’attività dell’associazione. Con la recidiva per Giacinto Sicali, anche reiterata per Carmelo Faro e Giovanni Recupero, nonché reiterata, specifica e infraquinquennale per Fabrizio Pappalardo, Gaetano Annatelli, Giovanni Faro e Massimo Faro. A Catania, dal 14 ottobre 2015 al 23 ottobre 2015.
- Gaetano Annatelli, Carmelo Faro, Giovanni Faro, Massimo Faro, Fabrizio Pappalardo, Giacinto, Giovanni Recupero:
perché, in concorso e riunione tra loro e con altri soggetti non identificati, nelle stesse circostanze di tempo e di luogo, con violenza consistita nell’aver colpito con dei caschi Carmelo Roberto Di Mauro e Antonino Stella, dipendenti del panificio “Voglia di Pane” di via Orto dei Limoni, li costringevano a chiudersi dentro il bagno dell’esercizio e a non uscire durante tutte le fasi della devastazione dei locali da loro posta in essere. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvedendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà derivanti dall’appartenenza all’associazione mafiosa Pillera-Puntina. A Catania, il 14 ottobre 2015.
- Massimo Faro, Giovanni Faro, Fabrizio Pappalardo, Fausto Russo, Giacomo Pietro Spalletta:
perché, in concorso e riunione tra loro e con altri non identificati, dopo essersi presentati a bordo di sei ciclomotori al panificio di via Fiorita a Catania di proprietà di Agostino Campolo e Aurora Privitera, proferendo nei confronti di quest’ultima espressioni quali “se non mi dici dov’è tuo marito scippamu a testa a te e ai bambini” e quindi proferendo nei confronti di Campolo espressioni quali “se non dici la verità ammazzo a te e la tua famiglia … il panificio domani deve restare chiuso se no ti ammazziamo la famiglia … Domani nun rapiri stu panifìciu picchì se no ti finisci mali. .. ti scippamu a testa e tambicu da sutta” hanno minacciato gravemente Agostino Campolo e Aurora Privitera di un ingiusto danno. Con l’aggravante per Giacomo Spalletta di per aver commesso il fatto durante il periodo di sottoposizione alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvedendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà derivanti dall’appartenenza all’associazione mafiosa Pillera-Puntina. A Catania, il 14 ottobre 2015.
- Giovanni Faro, Fausto Russo:
per avere, in concorso fra loro (e con Cataldo Aldo Battiato, nei cui confronti si è proceduto separatamente), al fine di trarne profitto, ricevuto, custodito e ceduto a Cataldo Battiato, lo scooter Piaggio Liberty con targa CG22578, provento del furto avvenuto il 28 luglio 2015 ai danni di Ida Rosaria Salatino. Con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione mafiosa denominata Pillera-Puntina. Fatti accertati a Catania l’11 agosto 2015.
- Giovanni Faro, Fausto Russo:
perché, in concorso e riunione fra loro e con Antonino Cosentino e Pietro Molino, facendo parte Faro e Russo dell’associazione mafiosa Pillera-Puntina, con minacce implicite, consistite nel prospettare ad Angelo Lombardo la definitiva perdita del mezzo sottrattogli nel caso in cui si fosse rifiutato di pagare loro una somma di denaro, lo hanno costretto a versare 300 euro, al fine di ottenere la restituzione del motoveicolo Honda SH300, targato DW40592, oggetto di furto commesso a Catania il 13 agosto 2015. Con l’aggravante, per Faro e Russo, di avere commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione mafiosa denominata Pillera-Puntina. Fatti accertati a Catania il 13 agosto 2015.
- Carmelo Faro, Fabrizio Pappalardo:
perché, agendo quali appartenenti all’ associazione mafiosa Pillera-Puntina, in concorso e riunione con Roberto Pappalardo – nei confronti del quale si è proceduto separatamente – e con Antonino Battiato, Marco Brischetto e Salvatore Messina, con più azioni esecutive dello stesso disegno criminoso, mediante minacce implicite di gravi ritorsioni contro l’incolumità personale e contro l’integrità dei beni aziendali, rappresentando che le somme richieste erano destinate a detenuti, costringevano Giuseppe Quaranta, comproprietario dell’esercizio commerciale denominato “Pasticceria Quaranta”, sito a Catania, in piazza Mancini Battaglia n. 17, a versare a Pasqua e a Natale, la somma contante di 2.500 euro (per complessivi 5.000 euro) nonché, in occasione del Natale 2014, a consegnare anche cinque ceste natalizie contenenti prodotti dell’esercizio (ciascuna delle quali del valore di 180 euro), altre sette ceste natalizie, dell’importo complessivo pari a 900 euro e, infine, a praticare sconti sui prodotti dolciari acquistati, per ottenere la “protezione” dell’attività imprenditoriale, e in tal modo si procuravano un ingiusto profitto con pari danno per la persona offesa. Con l’aggravante di per aver commesso il reato avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà tipiche delle associazioni per delinquere di tipo mafioso e al fine di agevolare l’associazione mafiosa denominata “Pillera-Puntina”. A Catania, accertato sino a dicembre 2014.
- Fausto Russo:
perché, in concorso e riunione con altri soggetti allo stato non identificati, dopo essersi recati nel cantiere edile sito a Catania in via Monserrato 35-39, dove erano in corso lavori di sbancamento commissionati dal proprietario dell’immobile Massimo Strano alla ditta di Alfio Russo, ponendo in essere minacce anche implicite all’incolumità di Strano e Russo, segnatamente chiedendo agli operai presenti in cantiere dove fosse il loro responsabile e sollecitandoli a riferire a quest’ultimo che essi erano “della zona” e che doveva cercarli in quanto senza la loro autorizzazione lì non si poteva lavorare, nonché proferendo a Massimo Strano espressioni quali “è buona abitudine che quando uno viene a casa mia si dovrebbe presentare, cercatevi un amico”, compiva atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere le persone offese a consegnargli somme di denaro in modo da procurarsi un ingiusto profitto con conseguente danno per le persone offese, evento non verificatosi per la reazione di Massimo Strano che ha denunciato immediatamente i fatti alle forze dell’ordine. Con le aggravanti di aver posto in essere le minacce agendo quale appartenente al clan Pillera-Puntina, nonché di aver commesso il fatto avvalendosi della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, di cui all’ art.416 bis C.p. e al fine di agevolare e rafforzare gli interessi economici del clan mafioso “Pillera-Puntina”, facente capo al boss detenuto Turi Pillera. A Catania sino al 3 agosto 2016.
- Carmelo Faro:
perché, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, si faceva dare da Davide Giovanni Greco, amministratore della ditta “Hold Service S.r.l.s.” che opera nel settore dell’impiantistica, quale corrispettivo della prestazione di somme di denaro, interessi usurari; in particolare, dopo un primo prestito dell’importo di circa 4/5mila euro per il quale era stata pattuita la consegna a cadenza mensile di interessi pari al 10% della somma erogata, che sono stati corrisposti da Greco per circa tre mesi, sino all’effettiva restituzione del capitale ricevuto in prestito; quindi, nel 2016, a fronte di un ulteriore prestito di 7.000 euro, richiesto da Greco, si era fatto dare da quest’ ultimo la somma mensile a titolo di interessi pari a 700 euro, interessi corrisposti da Greco nei mesi di febbraio, marzo e aprile 2016, sino a quando nel mese di maggio 2016 è stato costretto a consegnare 9 assegni dell’importo di 1.000 euro ciascuno, ai quali è seguito un ultimo assegno dell’importo di 1.000 euro nel mese di febbraio 2017. Con l’aggravante di aver commesso il reato in danno di chi svolge attività imprenditoriale. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, derivanti dall’appartenenza all’associazione mafiosa denominata clan “Pillera”. Con la recidiva reiterata. A Catania, dal 2013 a febbraio 2017.
- Vittorio Puglisi:
per avere detenuto illegalmente un’arma da sparo, segnatamente una pistola calibro 38 a tamburo, di marca ignota. Con la recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale. Fatti accertati a Catania il 16 marzo 2015.
- Giacomo Pietro Spalletta:
perché associandosi stabilmente a pregiudicati e ponendo in essere i delitti contestati, ha violato reiteratamente, in tempi diversi e con più azioni esecutive di uno stesso disegno criminoso, gli obblighi inerenti alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno cui era sottoposto. Con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione mafiosa Pillera-Puntina. Con la recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale. Fatti accertati a Catania dal 20 maggio 2015 al 10 dicembre 2015.
- Giacomo Maurizio Ieni:
perché associandosi stabilmente a pregiudicati e ponendo in essere il delitto contestato ha violato reiteratamente, in tempi diversi e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, gli obblighi inerenti la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno cui era sottoposto. Con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione mafiosa Pillera-Puntina. Con la recidiva reiterata e specifica. Fatti accertati a Catania da novembre 2015 al febbraio 2016.
- Carmelo Podestà e Vittorio Puglisi:
perché, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, in concorso tra loro, si sono fatti dare da Daniele Nicola Nigito, quale corrispettivo della prestazione di somme di denaro, interessi usurari, segnatamente: con riguardo a un primo prestito dell’importo di circa 5.000 euro è stata pattuita la consegna a cadenza settimanale di rate pari al 10% della somma erogata, che sono state corrisposte da Nigito, il quale ha versato 14 rate dell’importo ciascuna di 500 euro; con riguardo a un secondo prestito dell’importo di 4.000 euro è stata pattuita la consegna mensile di 400 euro, da onorare fino alla richiesta di estinzione totale del debito che doveva essere formulata da Nigito a Podestà nell’intesa che in quel momento la persona offesa avrebbe dovuto versare una rata finale unica pari all’importo della somma erogata inizialmente maggiorata del 10%, quindi pari a 4.400 euro, avendo corrisposto di fatto Nigito, per tale prestito, solo 7 rate pari alla somma di 2.800 euro; in relazione a un altro prestito di 5.000 euro è stata pattuita la consegna a cadenza settimanale di 14 rate pari al 10% della somma erogata, che sono state corrisposte in numero di quattro (2.000 euro); con riguardo, infine, a tali ultimi due prestiti, non essendo stati interamente onorati: Puglisi, di concerto con Podestà, ha rideterminato la somma da restituire in 13.000 euro, pattuendo con Nigito la restituzione mediante rate settimanali di 500 euro. Con l’aggravante per Vittorio Puglisi di aver commesso il fatto avvalendosi della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, derivanti dall’appartenenza all’associazione mafiosa denominata clan “Pillera-Puntina”. Con la recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale per Vittorio Puglisi. A Catania, dal 2017 con condotta perdurante.
Il provvedimento restrittivo è stato emesso sulla base di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania ed eseguite dalla Squadra Mobile – Sezioni Reati contro la Persona, avviate nel 2015 nell’ambito del contrasto alle iniziative delinquenziali poste in essere dalla cosca mafiosa “Pillera-Puntina”.
Le attività investigative, che si sono avvalse del contributo di diversi collaboratori di giustizia, hanno consentito di acquisire allo stato gravi indizi di colpevolezza sulla consorteria criminale che si reputa retta da Giacomo Maurizio Ieni, detto “Nuccio u mattuffu”, e da Fabrizio Pappalardo, elemento che si ritiene allo stato di rango apicale del clan, a capo del “gruppo del Borgo”, nominativo con cui viene appellata piazza Cavour, abituale luogo di ritrovo degli appartenenti al sodalizio.
Nel corso delle indagini è stato ipotizzato come questi, assieme ai sodali ritenuti maggiormente rappresentativi (Carmelo Faro, detto “pallittuni”, Vittorio Puglisi e Giacomo Pietro Spalletta), avvalendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo, controllavano in maniera capillare la loro zona di influenza dedicandosi alle estorsioni nei confronti delle attività commerciali e al prestito di somme di denaro con tassi usurari pari al 10%.
In particolare, è stata acclarata l’estorsione ai danni dei proprietari di una nota pasticceria, costretti a versare la somma di 2.500 euro in occasione delle festività di Natale e di Pasqua, oltre a consegnare periodicamente numerose ceste contenenti i prodotti dolciari venduti, nonché i prestiti a usura nei confronti dei soci e amministratori di alcune ditte operanti nel settore della ristrutturazione edile e dell’impiantistica e nel commercio al dettaglio di articoli da regalo e per fumatori.
È da rimarcare che le vittime hanno collaborato denunciando gli autori delle richieste.
L’operazione è stata denominata “Consolazione”, dal nome del quartiere in cui insiste piazza Cavour.
Nel corso delle operazioni Giuseppe Saitta è stato anche arrestato in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio in quanto trovato in possesso di 1Kg di sostanza stupefacente del tipo marijuana, 10 stecche della stessa sostanza, un bilancino di precisione e la somma di 6.000 euro in contanti ritenuta provento dell’attività illecita.
Espletate le formalità di rito, tutti gli indagati sono stati accompagnati nelle varie carceri siciliane di massima sicurezza, tranne Podestà che è stato sottoposto agli arresti domiciliari, a disposizione del Giudice per le indagini preliminari.
Tutte le ipotesi accusatorie, allo stato avallate dal Gip in sede, dovranno trovare conferma in esito al procedimento penale che verrà instaurato nel contradittorio tra le parti, come legislativamente previsto.
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