“La pena non è congrua rispetto alla gravità del reato addebitato e alle conseguenze mortali e lesive che ne sono derivate“. Con queste motivazioni il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha rigettato il patteggiamento proposto dal trentaquattrenne Alfonso Cumella, imprenditore di Realmonte, accusato di avere investito e ucciso con la sua auto il migrante eritreo Sied Anwar, 20 anni, travolto nella notte fra il 3 e il 4 settembre dopo essere fuggito dal centro migranti di Villa Sikania a Siculiana.
Cumella è accusato di omicidio stradale con l’aggravante della fuga e lesioni colpose. All’unico imputato si contesta di non avere tenuto una condotta di guida prudente con particolare riferimento alla velocità. Cumella ha sempre negato di essere fuggito all’alt dei poliziotti che, sostiene l’accusa, gli avrebbero intimato di fermarsi vedendo arrivare la Volkswagen Touareg ad alta velocità. Tre poliziotti, peraltro, che stavano cercando di bloccare il migrante, sono rimasti feriti. I suoi difensori, gli avvocati Luigi Troja e Giacomo La Russa, avevano raggiunto un accordo col pubblico ministero Chiara Bisso per patteggiare un anno e dieci mesi di reclusione: l’accordo processuale prevedeva pure la sospensione condizionale della pena. Il difensore dello zio del ragazzo, l’avvocato Leonardo Marino, aveva presentato una memoria chiedendo al giudice di non ratificare l’accordo processuale. Lo stesso legale, in precedenza, aveva sollecitato alcune indagini che miravano ad accertare eventuali eccessi da parte degli agenti intervenuti. La Procura dispose pure una consulenza medico legale che non ha portato ad alcun cambio di rotta dell’inchiesta tanto che gli stessi poliziotti erano indicati come parti offese e si sono costituiti nel procedimento con l’assistenza degli avvocati Davide Ciccarello e Graziella Vella.
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