Tendoni che diventano case per chi, dopo aver sfidato il mare, adesso si trova “prigioniero” nella Terra in cui aveva riposto sogni e speranza. Anzi, non in un Paese dove sperava di vivere il futuro, ma bloccato dentro quei quattro pezzi di stoffa che da ieri sono un tetto e le pareti. Così da ieri sera vivono 13 extracomunitari arrivati circa 2 settimane fa al porto di Augusta dopo la lunga traversata.
Qui, come vuole il protocollo, hanno vissuto il periodo di isolamento a bordo della nave quarantena, un vero e proprio “lazzaretto galleggiante” che per il periodo necessario è stata una piccola prigione. Per finire, poi, dentro quel tendone montato dal Comune di Siracusa nel parcheggio di via Von Platen.
Sono arrivati in città da appena tre giorni. Non hanno nulla, nemmeno le scarpe ai piedi. Almeno, non tutti. Per loro una sorte peggiore dei compagni di viaggio perché sforniti di Green Pass, non possono salire a bordo di alcun mezzo di trasporto e neanche essere collocati nelle strutture di accoglienza.
Dal canto proprio il Comune ha provato a tendere una mano con la tenda ministeriale, ma la soluzione non può che essere provvisoria.
Anche perché al Porto di Augusta, appena toccato terra, i 13 hanno ricevuto un documento nel quale si chiedeva loro di abbandonare il territorio nazionale.
Un avvocato, dopo aver parlato con i migranti, ha presentato una richiesta di protezione internazionale, “per cui saranno sentiti dalla commissione in seno alla prefettura” spiega il prefetto di Siracusa, Giusi Scaduto, che aggiunge: “Stiamo provando a trovare una soluzione sia per la loro sistemazione sia per sottoporli al vaccino. Sui mezzi pubblici, non possono salire, è, comunque, un problema nazionale e speriamo possa risolversi”.
Intanto, ieri sera, la Polizia è andata sul posto per identificarli e effettuare altre verifiche del caso. Al calore umano ci pensano le associazioni che non si sono tirate indietro: i volontari dell’Arci, Accoglierete e Ciao.
Nella speranza che quel tendone non sia “casa” ancora per molto tempo.
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