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Sicilia in arancione. Razza: “sia stimolo a vaccinazione”. I ristoratori: “i contagi, il vero nemico”

"Da sabato i numeri di occupazione delle terapie intensive sono di nuovo sotto il 20 per cento, ma qualche giorno di restrizione arancione che non colpisce le attività economiche, ma innalza l'attenzione può solo fare bene"

“Fermo restando il giudizio critico che le Regioni hanno manifestato sull’attuale sistema per fasce, e che trova in corso una disponibilità al dialogo da parte del ministero della Salute, il passaggio in zona arancione oggi determina uno stimolo alla vaccinazione ed è stato raccolto da decina di migliaia di siciliani come dimostra l’importante superamento delle soglie che erano state assegnare dal commissario e che ci hanno visto negli ultimi tempi superare il target di 120 mila nonostante questo fosse di 90 mila”: lo dice ad Agi l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza. “Da sabato i numeri di occupazione delle terapie intensive sono di nuovo sotto il 20 per cento, ma qualche giorno di restrizione arancione che non colpisce le attività economiche, ma innalza l’attenzione può solo fare bene”, aggiunge.

“Per noi cambia poco o nulla perché in questo momento soffriamo più per il dilagare della pandemia, la città sembra spopolata. Non è più un problema di regole o restrizioni, stavolta la gente ha paura oppure e a casa contagiata: c’è una sorta di lockdown mascherato”. Da oggi in Sicilia scatta la zona arancione che prevede restrizioni solo per i non vaccinati, e in bar e ristoranti l’accesso è consentito solo a chi ha il super green pass. Ma più che divieti a spaventare è l’impennata dei contagi che frena in consumi, come racconta ad AGI Giuseppe Bonomo titolare della enoteca Butticè. “Per ora la sera si vede molta meno gente in giro rispetto ai mesi scorsi e questo sicuramente non è dipeso dalle scelte politiche adottate, ma dal boom di varianti da un lato e dall’altro dal numero di persone in quarantena”.

Per il resto, ribadisce il ristoratore, “non c’è alcuna differenza, le regole per noi restano sostanzialmente uguali: accesso consentito solo a chi ha il super certificato verde e questa volta senza limitazioni ai tavoli”. A fargli eco è anche il noto ristoratore di via Principe di Belmonte, lo chef Gigi Mangia: “Per noi – afferma – non ci sono grandi differenze. In realtà a incidere maggiormente sono i contagi che obbligano le persone a rimanere chiuse a casa. Durante le ultime feste, ad esempio, abbiamo ricevuto tante disdette, ma oggi per noi cambia veramente poco”, ribadisce. Di ripresa quindi neanche a parlarne al momento, ma nonostante tutto c’è chi guarda con ottimismo al futuro: “Siamo tutti in attesa della primavera per ripartire e lasciare una buona volta la pandemia alle spalle – afferma ancora Bonomo – la situazione non è rosea, lavoriamo al 60% rispetto all’autunno, ma almeno siamo rimasti aperti mentre lo scorso anno eravamo chiusi, cominciamo anche noi a vedere la luce in fondo al tunnel”. 

A Messina la zona arancione è un realtà da qualche settimana. La città infatti è tra quelle che hanno cambiato colore già dal 15 gennaio a seguito dell’andamento dei contagi da Covid. Commercianti e residenti si sono dunque già adattati alle nuove regole che prevedono il certificato verde. A partire dai ristoranti e dai bar dove anche per la consumazione di una semplice tazzina di caffè al bancone cosi come al tavolo è richiesto il super green pass. In questi locali il controllo con l’App è ormai un consuetudine a cui anche i clienti si sono abituati. Molti ristoratori e baristi però lamentano un calo degli incassi dovuto non solo alle misure più stringenti, ma anche al fatto che in giro di sono meno persone sia a causa dei positivi che della paura dei contagi.  “Gennaio è stato da sempre un mese di calo, dopo Natale c’è una piccola flessione, a questo adesso si è aggiunta la zona arancione ma soprattutto la preoccupazione per il Covid e quindi il lavoro va a diminuire”, dice ad AGI Alvise Ruggeri, ristoratrice di un locale del centro storico di Messina.

“Ci sono delle realtà penalizzate ancora di più – aggiunge la commerciante – come i bar o i locali frequentati dai giovani, i ristoranti piccoli come il mio ancora lavorano senza fare  grandi numeri ma riescono a sopravvivere”. Per quanto riguarda il certificato verde i clienti sono ormai preparati a portarlo con loro: “Richiediamo il super green pass già al momento della prenotazione quindi i clienti arrivano preparati, è capitato che qualcuno lo dimentica a casa, come accaduto ieri con un signore anziano che è dovuto tornare indietro perché l’aveva dimenticato, ma ci sono i controlli, rischiamo le multe quindi, mi dispiace, ma dobbiamo attenerci alle regole, da questo punto di vista sono molto scrupoloso. Ormai siamo abituati quasi tutti al super green pass, il problema è che c’è meno gente in giro, c’è chi ha perso il lavoro, chi è preoccupato, ha paura, ci sono tante concause che scatenano questa situazione”.

Francesco Vinci è un ristoratore, il suo ristorante- pizzeria si trova in zona centro città: “Abbiamo i costi al 100 per cento e il fatturato con un calo del 35 per cento, ho dovuto mettere alcune persone in ferie perché abbiamo i costi al massimo ma il fatturato è crollato. C’è meno gente in giro perché si ha paura del Covid da quando è stato introdotto il super green pass non abbiamo avuto un calo esagerato, significa che la maggior parte della nostra clientela è vaccinata, mentre dal 22 dicembre, da quando sono aumentati i contagi, abbiamo avuto un calo drastico ma è solo legato ai contagi, penso che se diminuiscono ci sarà una ripresa”. Anche qui i clienti sono abituati al super green pass: “Non ci sono problemi”. 


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