Dopo quattro mesi di esposizione alla Galleria regionale di Palazzo Abatellis a Palermo, il grande arazzo “Ananias e Saphira” nato dal cartone di Raffaello e parte della collezione privata di Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, inizierà un suo piccolo tour in sale espositive in Sicilia e Calabria. Il manufatto – realizzato ad arte dalla tessitura belga di Heinrich Mattens e restaurato dai professionisti della Cappella Sistina – è un pezzo straordinario e attorno a esso è nato un percorso, costruito dalla direttrice dell’Abatellis Evelina De Castro e dall’architetto Giacomo Fanale, che lo pone in relazione con i riferimenti raffaelleschi in Sicilia.
Da venerdì 11 a giovedì 17 febbraio sarà in mostra nella Sala delle torture di Castello Ursino a Catania e dal 21 aprile al 15 maggio a Palazzo Ducale a Palma di Montechiaro (Agrigento) per poi trasferirsi dal 19 maggio al Museo Diocesano di Gerace (Reggio Calabria) dove nacque Luigi d’Aragona, nobile cardinale che seguì per conto di papa Leone X la realizzazione degli arazzi fiamminghi della Cappella Sistina.
Oltre all’arazzo la sala dell’Abatellis ha ospitato un’incisione del francese Nicolas Dorigny, realizzata, su incarico della regina Anna d’Inghilterra, ad acquaforte e bulino tra il 1711 e 1719 per celebrare la collocazione del cartone originario ad Hampton Court. Per gli arazzi della Cappella Sistina Raffaello realizzò su incarico di papa Leone X la serie di dieci cartoni (sette sono esposti al Victoria & Albert Museum di Londra); e da quel grande comunicatore quale era, sapeva perfettamente che la copia è l’anima della conoscenza.
L’opera raffigura la morte di Anania, fulminato da san Pietro per non aver consegnato alla comunità cristiana tutto il denaro ricavato dalla vendita di un fondo. La scena fu costruita per un insieme di dieci arazzi dedicati all’opera evangelizzatrice dei santi Pietro e Paolo, dai quali vennero tratti i cartoni che servirono al primo arazziere Pieter Van Aelst per la tessitura. Gli arazzi furono sin da subito celebri e alcune corti d’Europa chiesero di replicarli affidandoli ad artigiani francesi, belga e tedeschi. Questo in esposizione fu realizzato a inizio ‘600 dall’arazziere Heinrich Mattens ‒ del quale si conservano alcuni esemplari nella Cattedrale di Tolosa ‒ e presenta, rispetto ai cartoni di Raffaello, alcune modifiche negli sfondi e una ricca bordura con festoni vegetali in cui sono racchiuse varie figure allegoriche.
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