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Il mondo inesorabile nel racconto ritrovato di Spaliviero

Attraverso l'amicizia tra due ragazze, emerge il ritratto di una generazione sul finire degli anni Sessanta nel corso di tre anni di scuola. Un viaggio che permette di compiere il 'libro ritrovato' di Antonia Spaliviero, "La compagna Natalia", edito da Sellerio

“Porca miseria mondo, adesso lo so come giri, ma è in quell’estate che ho visto la tua inesorabilità. Avevo fretta, o tutto o niente, o adesso o mai più. Dammi vita porca miseria, mondo, dammi Fabio tutti i giorni, anche di più, lo voglio di notte, e ridammi Giampiero sano e forte e mirabilmente arrogante e ingenuo, ma dammi anche Natalia. Ridammela subito porca miseria, mondo!“. Attraverso l’amicizia tra due ragazze, emerge il ritratto di una generazione sul finire degli anni Sessanta nel corso di tre anni di scuola. Un viaggio che permette di compiere il ‘libro ritrovato’ di Antonia Spaliviero, “La compagna Natalia”, edito da Sellerio.

“La compagna Natalia” è un racconto lieve e insieme profondo che coinvolge e commuove. Antonia Spaliviero, autrice e animatrice teatrale, dalla fine degli anni Sessanta teneva dei diari e non ha mai smesso; da quelle sue carte è emerso, dopo la sua morte nel 2015, questo racconto che ricorda incredibilmente, nei toni e nella scrittura, Natalia Ginzburg e anticipa scritture come L’amica geniale.

Un’educazione sentimentale e politica, una scoperta del mondo visto dalla periferia della città industriale popolata di immigrati, un manifesto dell’adolescenza dove fra Kerouac e Dylan Thomas, Linus e Bob Dylan ironia e dolore si mescolano, e fa irruzione la vita vera.

Settimo Torinese, all’ombra delle grandi fabbriche una classe va alla scoperta del mondo. Non è un liceo, ma un “Istituto tecnico sperimentale per addetto alla segreteria d’azienda”, prepara a una carriera che non porterà né sorprese né emozioni, un mondo che non pare offrire alcuna attrattiva. La protagonista/narratrice entra nella nuova aula priva di illusioni, è Natalia a colpirla, una compagna speciale, appartata, distaccata eppure circondata da un’aura di rispetto e di grandezza, forse per quei libri dalla copertina bianca e dai titoli rossi sul banco o per quei baci scambiati con uomini maturi, davanti scuola, senza imbarazzo.

La compagna Natalia diventa così l’amica inimitabile. Parla di sfruttati e di proletari, fa domande sul fascismo, si proclama atea; le bambine di un tempo si fanno grandi, e l’oratorio di Don Franz e Suor Maestra non basta più. In quei tre anni di scuola tra un’ora di stenografia e una di ragioneria, si sprigiona tutta la vitalità e la voglia di vivere dell’adolescenza, le curiosità, il sesso, i libri, la musica; nuovi orizzonti irrompono nell’aula come una raffica di vento che scombina i fogli, così la lezione d’inglese a partire da The Sound of Silence si trasforma in una lezione di vita: “Non è che adesso capissimo alla perfezione quello che voleva dire Paul Simon, però avevamo dentro le storie di tutte noi, tutte le vite di noi ragazze che quella canzone aveva fatto scaturire: adesso eravamo una classe”.


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