Sei anni e due mesi di reclusione per la zia, due mesi in meno per lo zio: è la sentenza di condanna del giudice dell’udienza preliminare Micaela Raimondo nei confronti di una coppia di coniugi di Naro, finiti a processo con l’accusa di avere segregato in casa il nipote disabile di 33 anni, di cui erano tutori, legandolo al letto con una catena alla caviglia e picchiandolo. I due imputati – difesi dagli avvocati Teresa Alba Raguccia e Mauro Tirnetta – sono stati arrestati il 26 ottobre del 2019, dopo un blitz dei carabinieri, avvisati con una lettera anonima, che hanno liberato il ragazzo.
Il trentenne, secondo quanto ipotizzato, sarebbe stato ripetutamente percosso e umiliato dagli zii tutori. Accuse che gli stessi imputati hanno ammesso in aula provando a giustificarsi. “Le sue condizioni psichiatriche si erano aggravate – hanno detto in un’udienza del processo – ed era diventato impossibile gestirlo. Abbiamo anche chiesto aiuto ai servizi sociali ma non abbiamo avuto alcuna risposta”. Alle accuse di maltrattamenti e sequestro di persona, per le quali sono stati arrestati, il pubblico ministero Gloria Andreoli ne ha aggiunta un’altra in un secondo momento, ovvero quella di peculato. I due tutori secondo quanto avrebbero accertato gli sviluppi dell’indagine, si sarebbero appropriati di circa 65mila euro del ragazzo.
Il pm aveva chiesto la condanna a 10 anni della donna, un anno in meno per lo zio. Il giudice ha stabilito pure una provvisionale di 30mila euro ovvero un anticipo del risarcimento del danno, subito esecutivo.
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