I giudici del Tribunale della libertà hanno rigettato l’istanza di riesame dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di Gaetano Rampello, 57 anni, poliziotto in servizio al reparto mobile della questura di Catania, arrestato lo scorso primo febbraio dopo aver confessato l’omicidio del figlio ventiquattrenne Vincenzo Gabriele. All’origine dell’omicidio ci sarebbero i problemi psichici del giovane che più volte, nel corso degli anni, avrebbe picchiato il padre estorcendogli del denaro. Quella mattina, in piazza Progresso, a Raffadali, si sarebbe consumata l’ennesima aggressione. Padre e figlio avevano preso appuntamento per la consegna di 30 euro: il giovane avrebbe aggredito e picchiato il padre rapinandolo di ulteriori 15 euro che teneva in tasca. Il poliziotto, a quel punto, quando il figlio si è girato per andare via, gli ha esploso 14 colpi della pistola di ordinanza davanti alla telecamera di una banca. Poi ha chiamato i carabinieri e si è consegnato spiegando di aver avuto un corto circuito.
Secondo il pubblico ministero della procura di Agrigento, Chiara Bisso, il gip Micaela Raimondo, si sarebbe trattato invece di un omicidio premeditato. Ma per la difesa “è impensabile un omicidio premeditato alle 11 del mattino, nella piazza principale del paese e davanti alle telecamere della banca. Peraltro la pistola era scarrellata ma con la sicura, secondo le regole del ministero dell’Interno”. L’avvocato Daniela Posante, difensore di Gaetano Rampello, aveva chiesto ai giudici del Tribunale del riesame di rivedere in parte l’ordinanza del gip escludendo la premeditazione. Il legale ha, inoltre, sostenuto che, contrariamente a quanto ha scritto il gip nell’ordinanza con cui convalida l’arresto, “l’indagato non è affatto venuto a Raffadali appositamente per compiere l’omicidio ma doveva programmare dei lavori in un immobile ceduto in affitto”. La circostanza è stata supportata con alcuni documenti. Il pubblico ministero Chiara Bisso, invece, aveva chiesto la conferma integrale del provvedimento restrittivo. I giudici hanno sciolto la riserva alcune ore dopo l’udienza confermando l’impostazione accusatoria della procura.
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