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Corruzione nel completamento dei lavoro per il nuovo ospedale: rinviate a giudizio 25 persone

L'indagine ha portato a delineare casi di corruzione, falso, frode nelle pubbliche forniture e interruzione di pubblico servizio in capo a dirigenti e tecnici dell'Asp di Ragusa

Il giudice per le indagini preliminari, Ivano Infarinato ha rinviato a giudizio 25 persone (per un’altra è stata richiesta la messa alla prova) nell’ambito dell’operazione denominata Ethos condotta dal militari della Guardia di finanza di Ragusa con il coordinamento della procura iblea. L’indagine ha portato a delineare casi di corruzione, falso, frode nelle pubbliche forniture e interruzione di pubblico servizio in capo a dirigenti e tecnici dell’Asp di Ragusa e di altre persone coinvolte nel completamento dei lavoro per il nuovo ospedale, il Giovanni Paolo II di Ragusa.

I fatti contestati vanno dal 2015 al 2017. Tra le persone rinviate a giudizio, a vario titolo, i vertici della sanità iblea di allora: il manager dell’Asp di Ragusa Maurizio Aricò, il direttore amministrativi dell’Asp, Franco Maniscalco fino al 2015 ed Elvira Amata dal 2015 al 2017, il direttore sanitario Giuseppe Drago, il dirigente tecnico Lorenzo Aprile, e tutti i tecnici che si occuparono di vari aspetti, della gestione del servizio di pulizia, dei collaudi e del completamento degli impianti e dei lavori edili del blocco operatorio, del condizionamento e della ventilazione a servizio di unità operative, e dell’impianto antincendio. Secondo le indagini svolte dal militari e secondo la tesi dell’accusa, sarebbero emerse gravi lacune e inadempienze.

Nel servizio di pulizie ad esempio, “è stato possibile verificare che a fronte della fatturazione del servizio, eseguita dalla ditta sulla base della estensione delle superfici da pulire, indicate puntualmente nel capitolato d’appalto, l’azienda appaltatrice forniva una prestazione sensibilmente diversa” e la “quantità e qualità dei macchinari forniti era difforme da quella indicata in sede di aggiudicazione dell’appalto; veniva accertato un minor numero di tali dotazioni, per una percentuale pari all’80%“. Un servizio non reso che la Gdf aveva quantificato in 3,5 milioni di euro. L’ipotesi di corruzione veniva ravvisata invece nella assunzione presso la ditta di pulizie “di due soggetti vicini alla vecchia dirigenza dell’Asp” effettuate, secondo la Procura, “in cambio di un comportamento “morbido” degli Enti competenti che non procedevano a far rilevare le numerose irregolarità nella esecuzione del servizio di pulizia”.

Gravissime lacune poi nella realizzazione di impianti tecnologici. Spiccano i collaudi delle Unità di Trattamento d’Aria, (Uta), “al servizio di ambienti particolarmente delicati, quali il blocco parto, il blocco operatorio, nonché i locali destinati alla terapia intensiva coronarica ed a quella neonatale“. Una certificazione di perfetto funzionamento che invece avrebbe coperto difformità tali che in tre casi avrebbero portato al riscontro investigativo, nelle sale operatorie, di una pressione “negativa”: invece di essere immessa nell’ambiente aria pulita, estraendo quella sporca, avveniva il contrario. False attestazioni anche nell’impianto antincendio oltre a falsi preventivi. Il processo inizierà il 24 giugno davanti al Tribunale collegiale di Ragusa.


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