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Omicidio Lucifora, assolto il carabiniere per “non avere commesso il fatto”

Corallo aveva ammesso di avere una frequentazione con il cuoco e di avere anche avuto rapporti sessuali con lui, ma diversi giorni prima dell’omicidio, rigettando le accuse nei suoi confronti

“Assolto per non avere commesso il fatto” e disposta la scarcerazione immediata per Davide Corallo, all’epoca dei fatti carabiniere, accusato di avere ucciso il cuoco modicano Peppe Lucifora, il 10 novembre del 2019 per motivi passionali.

Lo ha deciso la Corte di Assise di Siracusa (presidente Tiziana Carrubba, a latere Carla Frau) davanti alla quale Corallo era a giudizio con rito abbreviato condizionato alla integrazione probatoria testimoniale di due professionisti, il medico legale Maurizio Saliva e Luciano Garofano, biologo ed ex comandante del Ris di Parma, generale in congedo.

Corallo, originario di Modica ma in servizio a Buccheri, aveva ammesso di avere una frequentazione con il cuoco e di avere anche avuto rapporti sessuali con lui, ma diversi giorni prima dell’omicidio, rigettando le accuse nei suoi confronti.

Il pubblico ministero Francesco Riccio aveva chiesto la condanna di Corallo a 16 anni di reclusione. Il termine per il deposito delle motivazioni è stati fissato nel termine di 30 giorni.

“Attendiamo le motivazioni – dice all’AGI l’avvocato Orazio Lo Giudice difensore di Corallo assieme all’avvocato Piter Tomasello – i processi si fanno nelle aule di Tribunale”. La Procura di Ragusa attraverso il procuratore capo Fabio D’Anna dichiara di attendere le motivazioni per “vedere quale sia stato il ragionamento posto dalla corte a fondamento del suo giudizio assolutorio”.

L’omicidio si consumò in casa di Lucifora, in largo XI febbraio al quartiere Dente di Modica. Il corpo senza vita dell’uomo venne trovato chiuso a chiave all’interno di una stanza.

L’autopsia, condotta dal medico legale Giuseppe Iuvara e dal tossicologo forense Pietro Zuccarello, aveva fatto emergere che Lucifora era stato prima tramortito e poi strangolato da una persona che aveva usato la mano destra per ucciderlo senza che la vittima avesse opposto alcune resistenza.

A indirizzare gli investigatori verso Davide Corallo, anche le tracce di dna raccolte dai Ris dei carabinieri che avrebbero ricondotto la presenza di Corallo in quella abitazione nell’arco di tempo in cui il delitto è stato consumato. Di diverso avviso le testimonianze degli esperti indicati dalla difesa, per i quali non ci sarebbe stata alcuna evidenza scientifica sul corpo della vittima tale da indicare Corallo come colpevole e la traccia mista di Dna effettivamente rinvenuta nello scarico di un lavandino non sarebbe databile con certezza all’arco di tempo in cui venne commesso il delitto.

Davide Corallo, che oggi viene scarcerato, è in carcere dal 15 giugno del 2020. Anche il legale della famiglia di Lucifora, Ignazio Galfo, che si è costituita parte civile, attende di conoscere le motivazioni della sentenza.


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