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Il procuratore Lo Voi: “da Cosa nostra si esce morti o pentiti, ma con il 41 bis non si estorcono le collaborazioni”

"Il 41 bis nasce per stroncare il fenomeno degli omicidi ordinati dal carcere. Per evitare che in cella si affermasse la supremazia del capo di un'organizzazione criminale, per evitare che un detenuto manifestasse l'affermazione del proprio potere personale"

“Io vorrei che non si ripetessero casi legati alla legislazione attuale e vissuti nella mia esperienza da procuratore di Palermo dove un soggetto condannato all’ergastolo per alcuni omicidi, tra cui quello del giudice Rosario Livatino, oltre che aver partecipato alla Stidda, ottenga la semilibertà nel 2015, permessi premio dal 2017 per fare cosa? Per tornare nel suo territorio di origine, Canicattì, e rimettersi in affari con quelli che gli sono sempre stati vicino, magari anche dividendo compiti e territorio con Cosa Nostra”. Così il procuratore della Repubblica al Tribunale di Roma, Francesco Lo Voi, davanti alla Commissione antimafia nell’ambito dell’istruttoria sulla pronuncia della Corte Costituzionale in materia di ergastolo ostativo.

“Vorrei evitare – ha aggiunto Lo Voi – casi come quelli di un altro soggetto, anche lui condannato all’ergastolo, anche lui proveniente dallo stesso territorio, anche lui in semilibertà, che ha ottenuto di poter lavorare a Canicattì grazie a permessi premio. E alla fine di nuove indagini è emerso che il soggetto era nuovamente e pienamente inserito nelle dinamiche di un’organizzazione criminale. Ripeto, parliamo dell’attuale legislazione. Questa è la patologia. Sia chiaro, ho sempre diffidato di una legislazione che nasca da casi di emergenza e patologici, ma di questo dobbiamo tener conto per evitare che si possano ripetere”.

“Un aspetto fondamentale e ineludibile per la riuscita di questa riforma è la concentrazione delle decisioni riguardanti questa materia in un solo tribunale di sorveglianza nazionale. Lo dico pur sapendo che all’interno della magistratura stessa ci sono opinioni discordanti”. Così il il capo della procura di Roma Francesco Lo Voi, sentito dalla  Commissione parlamentare antimafia nell’ambito dell’istruttoria sulla pronuncia della Corte Costituzionale in materia di ergastolo ostativo.

“È vero che la collaborazione può iniziare per i motivi più diversi e non necessariamente legati al pentimento e alla risocializzazione” ma è altrettanto vero, ha detto Lo Voi, che la collaborazione rappresenta un punto di rottura con l’organizzazione criminale di provenienza tanto che a detta di “tutti i collaboratori di giustizia, per esempio, da Cosa nostra ‘si esce con la morte o con la collaborazione”.

“Il 41 bis nasce per stroncare il fenomeno degli omicidi ordinati dal carcere. Per evitare che in cella si affermasse la supremazia del capo di un’organizzazione criminale, per evitare che un detenuto manifestasse l’affermazione del proprio potere personale. Con il 41 bis non si estorcono le collaborazioni”. Lo ha detto il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, nel corso della sua audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia nell’ambito dell’istruttoria sulla pronuncia della Corte Costituzionale in materia di ergastolo ostativo.

“In base alla mia esperienza – ha aggiunto Lo Voi – ha collaborato chi non era al 41 bis, e c’è stato anche chi non ha voluto collaborare in senso tecnico ma si è reso disponibile a rispondere alle domande del magistrato. E’ difficile irregimentare, da un lato, e fare di tutta l’erba un fascio, dall’altro. Le situazioni sono particolari e variegate ma non possiamo dimenticare da dove nascono eventuali esigenze e soprattutto non dobbiamo dimenticare le conoscenze acquisite sul campo in questi ultimi 30 anni”.


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