Operazione antidroga della polizia di Stato a Messina. In azione più di cento agenti che hanno eseguito la misura cautelare nei confronti di 22 persone – 16 in carcere e 6 agli arresti domiciliari – indagate per stupefacenti e armi, di cui una ricercata. Le attività investigative, condotte dalla Squadra mobile e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno consentito di far luce su un vasto gruppo criminale in grado di rifornire in modo continuativo i consumatori dei rioni Gazzi e Mangialupi.
Le indagini sono partite dalle alcune rivelazioni che, sul finire del 2018, avevano fornito generiche indicazioni su una centrale di spaccio attiva a Gazzi. Le successive indagini e intercettazioni hanno messo in luce l’esistenza di due cellule criminali: una più ristretta, attiva in Calabria e impegnata nel rifornire l’altra, più articolata e capillare, che immetteva sul mercato dell’area metropolitana di Messina rilevanti partite di cocaina.
L’organizzazione messinese era composta da più di dieci persone appartenenti a due nuclei familiari fra loro legati, cui facevano poi riferimento numerosi altri impegnati nello spaccio al dettaglio nei quartieri cittadini di Gazzi e Mangialupi.
La sostanza veniva nascosta in luoghi esterni alle abitazioni: tombini, canalette di scolo, autovetture abbandonate, anfratti dei muri; le donne fungevano spesso da vedette a tutela degli addetti alle cessioni, legati tra loro da vincoli di parentela, che si alternavano secondo un consolidato modello organizzativo. L’attività di spaccio non conosceva pause; gli acquirenti si avvicinavano ai pusher a ogni ora del giorno e della notte, tanto da poter documentare, nell’arco dei cinque mesi di sorveglianza, più di tremila cessioni per un giro d’affari quantificato in 50 mila euro mensili.
La continuità dei rifornimenti era assicurata da alcuni calabresi, anch’essi arrestati, che gestivano i contatti con i vertici del gruppo dei messinesi mediante apparecchi cellulari dedicati che garantivano un elevato livello di riservatezza delle comunicazioni. Numerosi sono stati i casi in cui gli investigatori dell’Antidroga sono intervenuti in flagranza per intercettare lo stupefacente; in altre occasioni, invece, sono state sequestrate armi e munizioni, ben conservate e perfettamente funzionanti.
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