Sono quattro le zanne di avorio grezzo (non lavorato) sequestrate dai carabinieri forestali del Centro anticrimine natura di Palermo in una struttura ricettiva di pregio ubicata in provincia di Palermo. Le zanne, insieme ad altri manufatti sempre ricavati da parti di elefante, erano esposte al pubblico nei locali della struttura destinata a ospitare eventi privati e costituivano una delle attrazioni, tanto da venire spesso immortalate dai clienti e postate sui social.
Attraverso il costante monitoraggio della rete, i militari specializzati del Nucleo Cites hanno effettuato un controllo di natura amministrativa per verificare la legale detenzione degli esemplari e l’esistenza dei certificati; tuttavia dalle risultanze fino a oggi emerse, è stata constatata l’assenza della documentazione necessaria per la detenzione e l’esposizione al pubblico. Tale circostanza, se confermata, integrerebbe gli estremi di un reato per il quale è prevista la pena dell’arresto da 6 mesi a 2 anni e un’ammenda da 15 mila a 150 mila euro. L’avorio, infatti, è sottoposto alle tutele previste dalla Convenzione di Washington. Il rinvenimento è di particolare rilevanza sia per le dimensioni delle zanne, alte ciascuna più di due metri e di circa 20 chili di peso, sia per la circostanza che si tratta di zanne non lavorate, la cui disciplina è ancora più restrittiva di quella relativa all’avorio lavorato. L’avorio grezzo – se di origine non certificata – potrebbe costituire infatti materia prima per realizzare nuovi manufatti, incrementando così il mercato illegale che, sia la normativa internazionale sia la normativa comunitaria, stanno sempre più restringendo.
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni