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Folla commossa alla camera ardente di Letizia Battaglia, la figlia: “avrebbe voluto una grande festa”

Alle spalle del feretro, posto al centro della sala, tra le colonne spicca il celebre scatto in bianco e nero della "bambina col pallone" da lei fotografata in uno dei tanti vicoli della Cala nell'estate del 1980

Una folla commossa si è raccolta sin da subito alla camera ardente allestita a mezzogiorno nell’atrio di Palazzo delle Aquile, sede del Municipio, per dare l’ultimo saluto a Letizia Battaglia, la fotografa antimafia morta ieri a Palermo a 87 anni dopo una lunga malattia. La fotoreporter è stata anche assessore comunale. Presenti i familiari, in particolare le figlie Shobha, Patrizia, Cinzia, la sorella Marina Battaglia, strette in un doloroso silenzio; e poi rappresentanti delle istituzioni e semplici cittadini. Alle spalle del feretro, posto al centro della sala, tra le colonne spicca il celebre scatto in bianco e nero della “bambina col pallone” da lei fotografata in uno dei tanti vicoli della Cala nell’estate del 1980. “Letizia fa parte della storia di questa città – ha detto il sindaco Leoluca Orlando – per lei la politica era la sua esistenza, e ha sempre usato i suoi scatti per cogliere il senso della vita. Lei ha reso visibile ciò che in questa città non lo era. Una donna straordinariamente leggera e qundi, proprio per questo motivo, estrememante scomoda”.

“So che lei avrebbe voluto una grande festa, ma in questo momento il silenzio è la cosa più preziosa. Lei è anche in ognuno di voi e da figlia mi sento adesso di consegnarla al mondo”. Shobha, figlia di Letizia Battaglia e fotografa come la madre, è molto commossa davanti al feretro. “Adesso Letizia non è solo la mia mamma o la mia maestra o la donna che ho più amato al mondo – ha aggiunto – ma è dentro ognuno di noi è questa è la sua libertà e questo è il mio più grande regalo”.

“Negli ultimi due anni ho fotografato ogni istante della sua vita: ‘dov’è la macchina fotografica?’ mi diceva se non l’accontentavo, ‘tu mi devi raccontare’ mi ripeteva, così – ha raccontato Shobha – ‘ti ricorderai il mio trapasso’. D’altronde, è quello che lei ha sempre fatto nella vita, rendere visibile ciò che era invisibile, e da figlia ho realizzato un suo desiderio. L’ho fatto tante volte, stando al suo fianco anche in ospedale; è una ‘testimonianza’ mi ripeteva, se ci sono le foto di quando sono nata devi raccontare anche gli ultimi istanti della mia vita”. Eppure quegli scatti “non li ho mai guardati. Ho fatto la stessa cosa per mio padre che è venuto a mancare 16 anni fa. Ora che si è concluso un ciclo, con la morte dei miei genitori, è probabile che lo farò, ma più in là”. Una donna speciale, “più che una madre è stata una maestra di vita. Certo aveva un carattere difficile, un lato duro, spigoloso e per me è stata più un’amica. In un certo senso le ho fatto più da madre io quando è stata male, prendendomi cura di lei. In famiglia siamo tutti molto indipendenti, ma nel momento del bisogno siamo molto uniti. Sono stata molto fortunata perché è stato un privilegio essere figlia di una donna così speciale”.

La camera ardente di Letizia Battaglia, nell’atrio di Palazzo delle Aquile, rimarrà aperta al pubblico per tutta la notte. Domani mattina, alle 11, l’ultimo saluto con una breve cerimonia laica.

La salma, poi, verrà trasferita in provincia di Cosenza, a Carpanzano, per essere cremata: le sue ceneri, quindi, faranno ritorno nel capoluogo siciliano per essere custodite, secondo fonti della famiglia, in casa della figlia Shobha.


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