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Tassa sui rifiuti, chiesti 10 mila euro a un bambino: deve pagarla prima ancora di nascere

Ha 3 anni e mezzo. È la seconda cartella notificata nel giro di un anno

Per Nicolò (nome di fantasia), 3 anni e mezzo appena, non c’è nulla da fare: deve pagare la Tassa sui rifiuti. Più di 10 mila euro, con tanto di sanzioni, perché non ha pagato dal 2015 al 2019. Solo che Nicolò – ma questo è appena un dettaglio – è nato nel 2018. Ebbene si, è lo stesso bimbo di cui abbiamo raccontato un anno fa, protagonista di una richiesta di pagamento della Tassa sui rifiuti da “Ritorno al futuro”. La società che gestisce il recupero crediti per conto del Comune, senza tenere conto di quanto accaduto 365 giorni fa, ha notificato ai genitori di Nicolò la stessa cartella, con la sola differenza che negli anni di richieste di pagamento è scomparso il 2015 poiché prescritto.

La storia si ripete. Nicolò è nato a ottobre del 2018 e che – stando alla cartella Tari notificata dal Comune di Pachino pochi giorni fa – deve pagare arretrati dal 2016 e sino al 2019 per oltre 10 mila euro.
Lo scorso anno un messo notificato si è presentato alla porta della casa di famiglia, notificando al padre la cartella. Quando la busta è stata aperta cui sono susseguiti sentimenti di preoccupazione, prima, per l’entità della cifra, imbarazzo poi e ancora incredulità, vista che Nicolò è nato nel 2018.

L’atto era stato immediatamente annullato dagli uffici comunali, ma a distanza di un anno si ripete il metodo utilizzato dalla società di recupero crediti: chiedere il pagamento della Tassa sui rifiuti, ma farlo senza criteri. O quanto meno, senza criteri riconducibili a questo mondo, visto che si chiede ancora una volta il pagamento dei tributi a un bimbo che non era ancora nato. È vero che errare è umano, ma a Pachino, sui tributi, si continua a perseverare.

Sebastiano Diamante


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