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Siracusa, il Governo smentisce l’ipotesi di nazionalizzare Isab. Sulla crisi del petrolchimico la Regione scrive al Mise

Nella giornata di ieri era circolata la voce di una possibile nazionalizzazione del più importante stabilimento industriale, subito smentita dal Governo

La nazionalizzazione della raffineria Isab di Priolo non è all’ordine del giorno. Lo riferiscono fonti del ministero dello Sviluppo economico, spiegando che “la preoccupazione per i risvolti sociali sull’area però esiste e la situazione è all’attenzione del Mise“. La voce che il Governo nazionale avesse potuto pensare a “nazionalizzare” il più importante impianto di raffinazione del polo petrolchimico siracusano (in difficoltà dopo l’invasione e la guerra in Ucraina) era circolata nella giornata di ieri e riportato anche da alcuni quotidiani nazionali.

Isab, che è la più grande raffineria di petrolio d’Italia per capacità, prima del conflitto in Ucraina acquistava il 30-40% delle sue materie prime dalla Russia, mentre il resto proveniva dai mercati internazionali. Ma uno degli effetti dell’invasione russa dell’Ucraina è che Isab è stata costretta a procurarsi quasi tutto il suo petrolio greggio dal proprietario russo Lukoil perché le banche internazionali non le forniscono più credito. Il tutto nonostante Lukoil non sia attualmente soggetto a sanzioni. “Dato che non abbiamo credito a livello internazionale, non possiamo acquistare greggio da altrove“, ha detto a Reuters il vicedirettore generale dell’Isab Claudio Geraci. Questo vuol dire che in caso di embargo al greggio russo la raffineria dovrebbe fermare la propria attività per mancanza di materia prima. Con ovvie conseguenze sia sui posti di lavoro sia sulle forniture di carburante alla Sicilia.

Sulla crisi del polo petrolchimico di Siracusa è intervenuto anche l’assessore regionale alle Attività Produttive, Mimmo Turano, che con una nota ha invitato il Governo nazionale ad accelerare per il riconoscimento di area di crisi industriale complessa.

Ho chiesto al ministro Giorgetti di occuparsi personalmente della situazione del Petrolchimico di Siracusa – dice Turano -, sul riconoscimento dell’area di crisi complessa non c’è più tempo da perdere“. Nella nota indirizzata al Mise l’assessore Turano, oltre a chiedere al ministro Giorgetti di affrontare personalmente il dossier, sottolinea che “la guerra in Ucraina e l’inasprimento delle sanzioni alla Russia rischiano di determinare serie ripercussioni su alcune grandi imprese che operano nel territorio siracusano compromettendo il futuro dell’intero petrolchimico siracusano“.

Per l’esponente del governo Musumeci non si tratta più di evitare una crisi ormai conclamata ma di scongiurare un vero e proprio disastro sociale ed economico per la Sicilia. “Mi aspetto, dunque, dal ministro Giorgetti – conclude –una risposta chiara sui tempi per il riconoscimento dell’area di crisi e sulle altre iniziative che il governo nazionale intende mettere in campo tutelare il petrolchimico”.

Sulla Raffineria Isab dell’area industriale di Siracusa serve chiarezza. Il governo Draghi ci dica finalmente cosa intende fare del più importante polo energetico dell’Isola”. È l’appello che il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci ha rivolto al premier e al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, a seguito del paventato rischio di chiusura della Raffineria di Priolo, in applicazione delle sanzioni alla Russia, visto che quel Paese fornisce la totalità del petrolio lavorato.

“Ogni scelta che il governo nazionale vorrà adottare – aggiunge il governatore siciliano – non può prescindere da una serena e attenta valutazione degli effetti che ne deriverebbero, in termini economici e sociali. Parliamo di centinaia di imprese e di migliaia e migliaia di lavoratori, tra diretto e indotto. Chiedo quindi al ministro Giorgetti, del quale conosco sensibilità ed equilibrio, di coinvolgere presto la Regione e le rappresentanze datoriali e sociali per un confronto che non porti ancora una volta la mia Isola a pagare un costo non più sostenibile”.


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