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Dipendente di una partecipata come skipper in barca privata, assolto l’ex sindaco di Palermo Diego Cammarata

Cammarata era stato ritenuto colpevole di truffa (e in primo grado anche dall'abuso d'ufficio, caduto in appello), assieme all'operaio Franco Alioto

La Corte d’appello di Caltanissetta, presieduta da Pasqua Seminara, ha assolto in un processo di revisione l’ex sindaco di Palermo Diego Cammarata, imputato di una truffa che gli era costata una condanna definitiva a due anni per la vicenda dello skipper (un operaio dipendente di una società partecipata del Comune) utilizzato nella sua barca privata.

Contro la sentenza, passata in giudicato a febbraio 2017, avevano proposto ricorso per revisione i legali dell’ex primo cittadino di Forza Italia. I giudici hanno accolto oggi il ricorso degli avvocati Fabrizio Lanzarone e Giovanni Rizzuti, scagionando l’ex sindaco per non avere commesso il fatto.

Cammarata era stato ritenuto colpevole di truffa (e in primo grado anche dall’abuso d’ufficio, caduto in appello), assieme all’operaio, Franco Alioto, che aveva avuto un anno e tre mesi e che non aveva fatto istanza di revisione. Per lui dunque la sentenza continua a essere valida.

A inguaiare l’esponente azzurro era stata la trasmissione di Mediaset Striscia la notizia: una serie di servizi televisivi avevano evidenziato come Cammarata avesse utilizzato consapevolmente, nell’orario di lavoro, Alioto – giardiniere in servizio a Casa Natura, nel parco della Favorita – come marinaio della barca intestata ai figli, Molla 2, facendogliela anche affittare a diportisti occasionali.

Per ottenere la revisione gli avvocati Rizzuti e Lanzarone avevano però ottenuto di far deporre un teste, l’assicuratore Arturo Filippone, il cui verbale di dichiarazioni non era finito negli atti del processo di merito. Filippone aveva detto – e lo ha ribadito in aula a Caltanissetta – che Cammarata si informava sempre circa i turni di lavoro di Alioto e che si raccomandava di non impiegarlo per servizi privati mentre era occupato con la Gesip, una società oggi fallita che gestiva alcuni lavori per conto del Comune di Palermo. Circostanza valutata come “prova nuova” che aveva consentito di riaprire il giudizio e che poi era stata confermata da altri testimoni. Fino all’assoluzione di oggi.


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