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Migranti, in 294 sulla Ocean Viking: “12 richieste di sbarco inascoltate”

Dopo dieci giorni in mare in condizioni meteorologiche difficili e dodici richieste di sbarco in un porto sicuro, 294 migranti salvati nel Mediterraneo centrale dalla Ocean Viking in quattro difficili operazioni, "sono esausti"

Dopo dieci giorni in mare in condizioni meteorologiche difficili e dodici richieste di sbarco in un porto sicuro, 294 migranti salvati nel Mediterraneo centrale dalla Ocean Viking in quattro difficili operazioni, “sono esausti”. La nave ong si trova al largo delle coste siracusane. “Bloccare a bordo di una nave di soccorso naufraghi che hanno rischiato di morire in mare, senza assegnare loro un porto sicuro, è un atto vergognoso”, afferma Luisa Albera, coordinatrice della ricerca e del salvataggio di Sos mediterranee. “Insieme alle squadre Ifrc stiamo facendo del nostro meglio per prenderci cura di loro e alleviare le loro sofferenze, ma una nave è solo un rifugio temporaneo. Queste persone hanno urgentemente bisogno di sbarcare in sicurezza e ricevere ulteriore assistenza”.

Lunedì scorso le cattive condizioni del mare hanno causato mal di mare in oltre il 75% dei migranti. La maggior parte di loro ha dovuto assumere farmaci per limitarne gli effetti: “Fra persone già così vulnerabili, questo disturbo rappresenta un’ulteriore fonte di disagio psicofisico“. Ieri un uomo in condizioni mediche critiche è stato evacuato e trasferito in un ospedale per essere operato d’urgenza. A bordo ci sono donne e bambini, il più giovane dei quali ha solo un anno; 127 i minori che viaggiano da soli: “Hanno affrontato prove che nessun ragazzino dovrebbe mai sopportare”. Molti di loro soccorsi dal team di Sos Mediterranee il 25 aprile hanno parlato della straziante perdita di dodici dei loro compagni, caduti in acqua e annegati mentre tentavano la traversata, di notte. Un giovane ha raccontato di avere perso un amico che aveva cercato di rassicurare le persone a bordo del gommone sovraccarico, consigliando di “stare calmi” ed “evitare il panico”. “Abbiamo tre opzioni”, diceva alle persone spaventate, poco prima del tragico evento, “morire, esser riportati in Libia o riuscire a salvarci”.


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