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Mafia, la vedova Schifani a 30 anni dall’attentato: “fateci conoscere la verità”

La donna non ha partecipato alle commemorazioni ufficiali a Palermo: "io preferisco andare a parlare ai ragazzi nelle scuole, mi piace stare coi giovani. Non è che non credo nelle manifestazioni ufficiali, ma non mi sento a mio agio"

Collaborare e far emergere la verità. È l’appello a chi sa e tace di Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani, morto nella strage di Capaci, attraverso il Gr1 di Rai1. “A distanza di 30 anni, non credo ci sia una voglia di conoscere la verità perché ci sono coinvolte troppe persone che facevano parte anche dello Stato”, dice la donna le cui parole ai funerali di Giovanni Falcone, della moglie, Francesca Morvillo, e degli uomini della sua scorta sono diventate il simbolo di quei giorni e la prima forte reazione all’ingiustizia. “Io vi perdono, però dovete mettervi in ginocchio”, disse Rosaria Costa ai mafiosi e agli organizzatori dell’attentato. Oggi rinnova così il suo appello. “Direi di comportarsi degnamente, anche alle forze dell’ordine che indossano la divisa, di non sporcarla come hanno fatto in passato quelli che hanno tradito i colleghi, che sono passati dall’altra parte della barricata – sottolinea – il mio appello è cercate di avere una coscienza perché poi andrete a vedervela con Dio”. “Aggiungerei di collaborare e di farci conoscere la verità anche se non credo ci sia una voglia di conoscere la verità”, continua.

Quanto alla scelta di non partecipare alle commemorazioni ufficiali a Palermo, “io preferisco andare a parlare ai ragazzi nelle scuole, mi piace stare coi giovani. Non è che non credo nelle manifestazioni ufficiali, ma non vado perché non mi sento a mio agio dove ci sono tantissime persone solo per le commemorazioni e poi finisce tutto. Io preferisco il 23 maggio andarmene in chiesa e starmene con Dio. Ciò non toglie che queste persone facciano bene, anche mio figlio è andato a Palermo per la commemorazione”, spiega. “Quando ci fu la camera ardente a palazzo di Giustizia, ricordo tantissime persone, tantissimi ragazzi, anche a quella delle scorte che poi morirono in via d’Amelio. E questo mi è bastato per capire che la folla è solo confusione – aggiunge – la folla per me è terribile, è un fardello che non vorrei portare sempre. Io voglio starmene da sola, vado in Chiesa, sto in famiglia. Non contesto nulla ma non voglio far parte di questa cosa”. Di quella strage, Rosaria Costa ricorda “la bara di Vito e di averlo visto con questo panno bianco in viso, e di avergli potuto accarezzare solo la mano. E ho giurato davanti a quella mano che nostro figlio sarebbe diventato una bravissima persona e ho fatto di tutto per farlo crescere nella legalità. Il mio progetto, quello che ho giurato, l’ho portato a termine”. Emanuele Schifani è diventato un agente della Guardia di Finanza.


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