“Perquisizione della Dia su mandato della procura di Caltanissetta nell’abitazione dell’inviato di Report Paolo Mondani e la redazione del sottoscritto”. Lo scrive su Facebook il conduttore di Report Sigfrido Ranucci. Il giornalista non è indagato. Il motivo – afferma il Ranucci – sarebbe quello di “sequestrare atti riguardanti l’inchiesta di ieri sera sulla strage di Capaci nella quale si evidenziava la presenza di Stefano Delle Chiaie, leader di Avanguardia nazionale, sul luogo dell’attentato di Capaci. gli investigatori cercano atti e testimonianze anche su telefonini e pc”.
Una notizia, questa, confermata dalla stessa procura nissena. La perquisizione “non riguarda – assicura il procuratore Salvatore De Luca – in alcun modo l’attività di informazione svolta da tale giornalista, benché la stessa sia presumibilmente susseguente a una macroscopica fuga di notizie, riguardante gli atti posti in essere da altro ufficio giudiziario”.
Secondo quanto accertato dall’ufficio giudiziario, prosegue il procuratore di Caltanissetta, De Luca, “in una occasione, il giornalista avrebbe incontrato il luogotenente dei carabinieri in congedo Walter Giustini, non per richiedergli informazioni, ma per fargli consultare la documentazione in possesso del giornalista in modo che lo stesso Giustini fosse preparato per le imminenti sommarie informazioni da rendere a questa procura“. Per il magistrato “è necessario verificare la natura di tale documentazione posta in lettura a Giustini, che presumibilmente costituisce corpo del reato di rivelazione di segreto d’ufficio relativo alla menzionata attività di altra autorità requirente. Tale accertamento è tanto più rilevante in considerazione dell’importanza che Giustini attribuisce a tale documentazione, nonché a seguito delle contraddittorie versioni fornite da quest’ultimo in materia di comunicazione nel 1992 delle informazioni da parte dell’Arma all’autorità giudiziaria di Palermo”.
Il procuratore fa riferimento alla trasmissione televisiva Report, andata in onda ieri, nel giorno del 30esimo anniversario delle strage di Capaci, nella quale furono uccisi Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta.
E spiega De Luca: “Sono state inserite le interviste al luogotenente Giustini e alla signora Maria Romeo, dalle quali è emerso complessivamente che, nel corso delle indagini condotte nel 1992 dai carabinieri del Gruppo 1 – Palermo, coordinate dalla Procura di Palermo, sono state fornite da parte di Alberto Lo Cicero, prima quale confidente e poi quale collaboratore di giustizia, preziose informazioni circa la preparazione della strage di Capaci (quindi prima del tragico evento), nonché circa la funzione svolta da Salvatore Biondino quale autista del latitante Salvatore Riina, molti mesi prima che questi venisse catturato in compagnia dello stesso Biondino”. Tali dichiarazioni, sottolinea De Luca, “sono totalmente smentite dagli atti acquisiti da questa procura sia presso gli archivi dei carabinieri, sia nell’ambito del relativo procedimento penale della procura di Palermo”. Il riscontro negativo emerge dalle trascrizioni delle intercettazioni ambientali fatte nei confronti di Lo Cicero, prima della sua collaborazione, nonché da tutti i verbali di sommarie informazioni e di interrogatorio da lui resi prima di quei tragici eventi.
In particolare, nel corso delle sommarie informazioni del 25 agosto 1992, Lo Cicero, spiega il procuratore di Caltanissetta, “dichiara di aver riscontrato delle anomalie nel comportamento di alcuni uomini d’onore poco prima della strage di Capaci, pensando però che volessero organizzare qualcosa per ucciderlo (Lo Cicero era già stato vittima di un tentato omicidio nel dicembre del 1992), concludendo “mai avrei pensato quello che poi è avvenuto” (e cioè la strage)”.
Per quel che riguarda la rilevanza di Biondino, Lo Cicero ha affermato, sia nel corso delle discussioni intercettate, che nell’ambito degli interrogatori antecedenti alla cattura di Salvatore Riina, che era l’autista del latitante Giacomo Giuseppe Gambino, arrestato già diversi anni prima delle dichiarazioni in esame, non facendo in alcun modo menzione di Salvatore Riina, se non il 22 gennaio 1993 (cioè in una data successiva alla cattura del latitante): “Vedendo la sua immagine proprio sui giornali e in televisione, mi sono ricordato che quella persona l’ho vista qualche volta nella villa del Troia”.
Allo stesso modo Lo Cicero, sia nel corso delle conversazioni intercettate, che nel corso degli interrogatori da lui resi, al pubblico ministero e ai carabinieri, “non fa alcuna menzione di Stefano Delle Chiaie”, afferma De Luca
che ribadisce: “Sono del tutto destituite di fondamento le affermazioni circa la sussistenza di specifiche e tempestive dichiarazioni rese da Lo Cicero sugli argomenti sopra indicati e, quindi, che sarebbe stato possibile evitare la strage di Capaci e anticipare di alcuni mesi la cattura di Salvatore Riina. Questa procura ha già espresso il proprio convincimento circa la sussistenza di mandanti e concorrenti esterni nella strage di via D’Amelio, chiedendo nel processo per depistaggio la condanna degli imputati con la contestata aggravante di mafia, riguardante la finalità di coprire le alleanze di alto livello di Cosa nostra in quel periodo. Tuttavia, le difficilissime indagini che possono consentire l’accertamento della verità devono essere ancorate ad elementi di fatto solidi e riscontrati. Per tali motivi questo Ufficio, che si era imposta la rigorosa consegna del silenzio, è costretto ad intervenire per smentire notizie che possano causare disorientamento nella pubblica opinione e profonda ulteriore amarezza nei prossimi congiunti delle vittime delle stragi, che si verrebbe a sommare al tremendo dolore sofferto. Ed è proprio per verificare la genuinità delle fonti che questa procura ha disposto una perquisizione a carico di un giornalista di Report”.
Sul caso delle perquisizioni è intervenuto anche il presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Beppe Giulietti: “Ci auguriamo che a nessuno venga oggi in mente di ‘molestare’ Report e la sua redazione. Dopo la puntata su Capaci”, ha twittato, “sarà il caso di lasciare in pace la redazione, Paolo Mondani e di perquisire, invece, quelli che, da trenta anni, sono riusciti a restare in una ben protetta “oscurità””.
Giulietti annuncia anche che questa mattina si recherà nella redazione di Report “per decidere iniziative a tutela delle fonti e del segreto professionale”. “Intanto – conclude – chiediamo alla Rai di mettere a disposizione i suoi legali a tutela della redazione”.
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