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Area industriale di Siracusa, dal tavolo del ministero un monito per il futuro: “porre basi per trasformazione area industriale”

Durante il lungo incontro, ovviamente, è stato sollevato il problema delle recenti sanzioni dell’Ue che vedranno a partire da gennaio l’embargo per il petrolio Russo trasportato su nave. Limitazione che di fatto mette spalle a muro l’impianto Isab-Lukoil di Priolo

Si è volto ieri al MiSe in videoconferenza un incontro sull’Area industriale di Siracusa e al suo momento di crisi, in cui si è discussa anche la questione che sta riguardando una delle principali aziende del polo, la Isab-Lukoil (titolare di due raffinerie e due impianti di cogenerazione nell’area) alle prese con gli effetti delle sanzioni alla Russia. All’incontro, durato circa 3 ore e convocato dal viceministro al MiSE Alessandra Todde, hanno partecipato la Regione Siciliana, l’Unione Petrolifera, l’UNEM, i sindaci del territorio, Confindustria e le organizzazioni sindacali.

Durante il lungo incontro, ovviamente, è stato sollevato il problema delle recenti sanzioni dell’Ue che vedranno a partire da gennaio l’embargo per il petrolio Russo trasportato su nave. Limitazione che di fatto mette spalle a muro l’impianto Isab-Lukoil di Priolo.

Pur non essendo ancora completata l’istruttoria al MiSE per l’area di crisi complessa di Siracusa – ha detto il viceministro al MiSE Alessandra Todde -, ho deciso di organizzare comunque quest’incontro, diverse settimane fa, dopo le numerose richieste arrivate al MiSE dalla Regione Sicilia, dal territorio, dalle associazioni di categoria e dal sindacato. L’obiettivo è quello di porre le basi per la trasformazione in chiave industriale e la decarbonizzazione dell’area, coinvolgendo tutti gli attori istituzionali come il MITE e il MIMS, in modo da valutare i progetti di investimento presentati dalle aziende che insistono sull’area. Inoltre, c’è la volontà di identificare (oltre allo strumento dell’Area di crisi complessa) ulteriori possibilità di finanziamento come il CIS – contratti nazionali di sviluppo – o altri accordi di programma specifici. Durante il confronto, è emersa la forte preoccupazione di tutte le parti per la vicenda Isab-Lukoil soprattutto alla luce delle decisioni del Consiglio Europeo di ieri notte. Sarà mia cura condividere tali criticità con il ministro Giorgetti e con il presidente Draghi”.

“È stato un primo, importante momento di confronto tra il governo, rappresentato dalla sottosegretaria Alessandra Todde, e le varie componenti locali, nella ricerca di soluzioni concrete al complesso momento della zona industriale di Siracusa”. Così i parlamentari del MoVimento 5 Stelle Paolo Ficara, Filippo Scerra, Pino Pisani, Maria Marzana e i deputati regionali Stefano Zito e Giorgio Pasqua  commentano il confronto dedicato all’area industriale di Siracusa con la viceministro Alessandra Todde.

Abbiamo apprezzato l’atteggiamento costruttivo dei partecipanti, dai sindacati agli industriali passando per i sindaci ed i colleghi parlamentari. Fatichiamo a trovare una spiegazione, invece, all’intervento dell’assessore regionale Turano, politicamente imbarazzante. Ci saremmo aspettati spirito propositivo davanti ai problemi attuali e non un abbandono poco dignitoso per polemizzare strumentalmente sulla dichiarazione di area di crisi industriale complessa. Un intervento, peraltro, tardivo quello della Regione, forse per riparare alla clamorosa svista del novembre 2020, quando non citava neanche per sbaglio l’area industriale di Siracusa tra quelle in cui investire attraverso i fondi del Pnrr, salvo poi a maggio 2021 riconoscere l’errore giocando la carta dell’area di crisi industriale complessa”, ricordano i parlamentari 5 Stelle.

“Comunque, non è il tempo delle polemiche. Qui c’è da affrontare da un lato il nodo degli investimenti e dall’altro il problema legato alle sanzioni internazionali che, con l’embargo al petrolio russo, mettono in forte difficoltà Isab e di rimando l’intero polo. Il nodo va affrontato ai più alti livelli governativi e lì lo porteremo da subito, con questa prima sponda del Mise. Il tempo per intervenire c’è, ma non è tantissimo: sei mesi passano in fretta. La nostra posizione, come MoVimento 5 Stelle è chiara – spiegano Ficara, Scerra, Pisani, Marzana, Zito e Pasqua – per questa vicenda serve una soluzione tecnica ad hoc, per consentire alla società Isab di approvvigionarsi di greggio ed al polo siracusano di andare avanti. Messo in sicurezza il presente, parliamo di futuro e di investimenti per il futuro. Perchè, è chiaro, deve esserci un futuro per questa area industriale strategica per il Paese. E passa per la riconversione degli impianti e delle linee produttive, anche con aiuti pubblici. L’abbandono del fossile non avverrà a breve ma bisogna intanto cominciare. E il primo passo è garantire un futuro al grande polo industriale siciliano”.

Sul tema interviene anche il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè: “Le decisioni assunte in Europa sullo stop al petrolio russo trasportato via mare, provocherà, se non si interviene immediatamente, conseguenze gravissime sull’occupazione in tutta l’area del petrolchimico siracusano e sull’economia siciliana. Sono al fianco di Stefania Prestigiacomo che ha lanciato per prima l’allarme, conoscendo profondamente le dinamiche di un’area strategica dell’Isola, che contribuisce a raffinare il 20% del prodotto nazionale e il 18% dell’energia elettrica della Sicilia. Non è possibile che si assuma, senza aver previsto una alternativa tecnico-politica, una decisione che rischia di rappresentare la smobilitazione del più grande polo di raffinazione italiano, che occupa migliaia di addetti. La Sicilia non è in condizione di reggere la decapitazione di una filiera produttiva per una scelta “al buio” del Governo. Il Premier Draghi conosce profondamente i meccanismi economici e la situazione degli approvvigionamenti energetici e penso che comprenda il potenziale di tensione sociale di una scelta gravemente penalizzante per la comunità siracusana. Lo invitiamo a fare presto chiarezza e verità”.

Anche la Uiltec lamenta il rischio di un blocco di fatto della raffineria con gravi problemi per il distretto industriale di Siracusa chiedendo che il Governo nazionale convochi l’azienda. “Si è trattato di una riunione interlocutoria che dimostra come non si abbia contezza del contesto emergenziale riguardante l’area industriale succitata – le dichiarazioni di Paolo Pirani e Andrea Bottaro, rispettivamente segretari generale e nazionale della Uiltec, al termine dell’incontro al dicastero dello Sviluppo economico col viceministro Alessandra Todde – Le ulteriori restrizioni che appesantiscono l’embargo non consentiranno a gennaio di importare via nave il greggio russo, determinando di fatto la fermata della raffineria Lukoil di Priolo con conseguenze pesantissime per l’intera area industriale siracusana. Occorre che il Governo faccia presto, che convochi l’azienda affinché si determinino soluzioni alternative. Ciò servirà almeno a gestire l’emergenza nell’immediato. Ma occorre riprendere il confronto con il governo sui temi dell’energia partendo dal manifesto “Lavoro ed Energia per una transizione sostenibile” presentato da sindacati ed imprese all’esecutivo lo scorso 30 novembre. Bisogna ridefinire il ruolo della raffinazione in Italia, erroneamente esclusa dai progetti della strategia energetica del governo; è fondamentale aprire un confronto urgente sull’area industriale siracusana per ridisegnare l’assetto futuro del polo energetico siciliano. Non si può perdere altro tempo! Il governo ne prenda atto e si muova di conseguenza.”

Pure la Ugl chiede chiarezza al Governo centrale sul futuro dell’industria petrolchimica nazionale e sulle sorti del sito produttivo della provincia di Siracusa, dopo l’embargo deciso dall’Ue al petrolio russo via mare a partire dal primo gennaio 2023. A dichiararlo congiuntamente il Segretario nazionale Ugl Energia Michele Polizzi, il Segretario confederale Ugl Sicilia Giuseppe Messina, il Segretario territoriale della provincia di Siracusa Tonino Galioto ed il Segretario provinciale della Federazione Chimici Peppino Furci a margine dell’incontro da remoto con il Vice Ministro Alessandra Todde: “a seguito dell’accordo dei 27 le ripercussioni sull’area industriale di Siracusa e sull’impianto di raffinazione dell’Isab di Priolo saranno devastanti sotto il profilo produttivo ed occupazionale se non si interviene con immediatezza per porvi rimedio. Non si capisce come mai il governo nazionale, dopo aver detto sì all’embargo – tuonano Polizzi, Messina, Galioto e Furci – non abbia subito dopo pensato alle conseguenze sul petrolchimico siciliano data l’interconnessione esistente tra le società multinazionali operanti nel sito ed i principali porti di Augusta e Siracusa. Lo scenario bellico ha mutato la prospettiva ed il dossier sulla richiesta dell’area di crisi industriale complessa va ormai rivisto – proseguono – così come va chiarito che Isab è una società italo-svizzera e non russa ed è inspiegabile la stretta al credito da parte delle banche per timore di sanzioni verso Lukoil. Chiediamo con forza che il governo nazionale garantisca alle banche che le aziende del polo siracusano sono affidabili, solide ed in grado di onorare le obbligazioni assunte – precisano i sindacalisti – permettendo così ad Isab di accedere ad altre fonti di approvvigionamento del greggio, in alternativa a quello russo. Chiediamo un immediato tavolo di confronto – concludono – per l’avvio dei processi necessari ad una transizione energetica indolore e semmai di crescita per il territorio siracusano oltre alla definizione dell’istruttoria sul dossier relativo al riconoscimento dell’area di crisi industriale complessa”.

Riaprire le linee di credito a Lukoil o acquisire le raffinerie di Priolo trattando la vendita con la proprietà. Sono le proposte del sindaco di Priolo, Pippo Gianni, preoccupato per gli scenari catastrofici per il Petrolchimico di Siracusa a causa della decisione dell’Ue di imporre l’embargo alle importazioni di petrolio dalla Russia. In ballo “c’è il destino economico non solo di una provincia e quello di 7.500 lavoratori”, tra diretto e indotto. Il greggio proveniente dalla Russia è la principale fonte di approvvigionamento delle raffinerie Lukoil che sono il cuore pulsante del Petrolchimico. “Lo avevo detto nelle settimane scorse che sarebbe scattato un embargo sulle importazioni di petrolio russo, tale da pregiudicare la produzione delle raffinerie Lukoil, con conseguenze drammatiche sotto l’aspetto economico e occupazionale. E puntualmente è arrivato“, dice ad Agi Pippo Gianni.

“È curioso che alcuni Paesi – aggiunge il sindaco di Priolo – come l’Ungheria e la Bulgaria abbiamo avuto delle deroghe, mentre il nostro Paese no“. Pippo Gianni chiede al governo di pianificare una strategia per evitare il tracollo del petrolchimico: “Dobbiamo iniziare a programmare il futuro che avrà inizio non appena entreranno in vigore le sanzioni. Chiedo, da tempo – ribadisce ad Agi – la convocazione, da parte del governo nazionale di un incontro tra sindaci e forze sociali per pianificare una strategia“.

Gianni indica alcune soluzioni per salvare la zona industriale, su cui pende la scure dell’embargo: “Innanzitutto è indispensabile che il governo provveda a dissuadere le banche a sbloccare le linee di credito in favore della Lukoil, che necessita di risorse per portare avanti la sua attività produttiva. Questa situazione di paralisi si riverbera anche sulle aziende che lavorano con Lukoil. In ogni caso, se persiste tale atteggiamento non occorrerà aspettare sei mesi, la fine delle raffinerie avverrà molto prima”.

L’altra ipotesi è che l’esecutivo nazionale “tratti l’acquisizione delle raffinerie della Lukoil, magari d’accordo con la stessa proprietà, che ricordo essere svizzera nonostante abbia una partecipazione russa, o, nelle more, di assumerne la gestione in modo da non far morire la produzione. A quel punto, si potrebbe acquistare petrolio da altri Paesi”. In merito a possibili reazioni della Russia per l’acquisizione delle raffinerie Lukoil, il sindaco di Priolo argomenta: “Putin ha nazionalizzato le aziende straniere che sono in Russia. Se ci sono da un lato la guerra, che avremmo preferito evitare, e dall’altro l’embargo, è indispensabile prepararsi, adottando azioni preventive”. 


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