“La notizia dell’arresto di un candidato di Forza Italia al consiglio comunale per scambio mafioso fa venire i brividi. Si tratta di una vicenda gravissima, che rigetta malamente Palermo al centro delle cronache nazionali“. Lo dice il candidato sindaco di Palermo, Fabrizio Ferrandelli. “È la certificazione – aggiunge – di quello che dico da settimane: c’è un sistema opaco che ha provato a camuffarsi per provare a rimettere le mani sulla città, gestirne processi e, soprattutto, intercettare i fondi del Pnrr. C’è una sfida finale tra la legalità e l’illegalità: per questo chiedo a tutti i palermitani che non vogliono vedere di nuovo la nostra città tornare alla stagione delle collusioni e del malaffare, di mobilitarsi in maniera straordinaria. Con il voto di domenica dobbiamo respingere l’assalto mafioso”.
“Un plauso alla procura della Repubblica per la celerità delle indagini segno di un impegno attento a tutela della libertà del voto, che rappresenta la più alta espressione democratica del nostro Paese. Confido che la giustizia possa essere altrettanto celere nello stabilire processualmente le eventuali responsabilità. Tenere alta l’attenzione contro ogni tipo di ingerenza della mafia è un imperativo categorico, perché il rischio è che si insinui nelle maglie larghe di chi cerca scorciatoie, di certo non richieste. La mafia e le sue ramificazioni stiano lontane dalla mia porta, non troveranno mai alcuna accoglienza, saranno accompagnate immediatamente e senza tante gentilezze alla procura della Repubblica”. Così il candidato sindaco di Palermo del centrodestra, Roberto Lagalla, al centro delle polemiche per il sostegno di Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri, commentando l’operazione che ha portato all’arresto di un boss e di un candidato consigliere comunale di FI.
“Gli arresti di stamattina dimostrano che la mafia vuole rimettere le mani sul Comune di Palermo, ma i cittadini non lo permetteranno. Il consenso di Lagalla cola a picco di giorno in giorno e, dopo la fuga dei moderati per la vicinanza con l’estrema destra, ora tutto l’elettorato che crede nei valori della giustizia e della legalità sa che non può fidarsi di lui. Da mesi denunciamo la pericolosità di farsi sostenere da personaggi condannati per reati connessi alla mafia come Cuffaro e Dell’Utri”. Lo afferma il candidato sindaco del centrosinistra, Franco Miceli, dopo l’arresto di un boss e di un candidato consigliere di FI. “L’arresto del candidato a sostegno di Lagalla per rapporti col boss mafioso Sansone – aggiunge – è l’esito inevitabile di una scelta di campo; nessuno si dica sorpreso, perché se si sdogana il supporto di quei soggetti è naturale che in quella proposta politica trovino spazio metodi e sistemi mafiosi come il voto di scambio. Quella sedia vuota il 23 maggio oggi assume un significato ancor più forte e angosciante. Palermo non merita di essere distrutta come quando questa destra ha amministrato la città. Palermo resisterà a tutto questo”.
“Gli arresti delle ultime ore sono una bomba a ridosso delle urne e non possono non turbare le coscienze dei palermitani a qualche giorno dal voto che può decidere le sorti di Palermo e del loro futuro per i prossimi anni. Premesso che tutti devono essere considerati innocenti fino al terzo grado di giudizio, fatti del genere devono però indurre nei cittadini profondissime riflessioni per evitargli di fare scelte sbagliate che rischiano di farci ripiombare in un nano secondo nella Sicilia di 30 anni fa”. Lo afferma il capogruppo del M5S all’Ars Nuccio Di Paola. “Gli interessi economici in campo in questo periodo, per via degli innumerevoli fondi che stanno arrivando al Sud e alla Sicilia, sono enormi e non possiamo assolutamente permettere queste risorse vengano gestite da mani sbagliate”, conclude.
“Al coro di interessate dichiarazioni dei nostri avversari politici sulla trasparenza delle candidature di Forza Italia al comune di Palermo, ricordiamo che il nostro partito la mafia l’ha sempre combattuta in prima linea, con i fatti: le leggi antimafia dei governi Berlusconi sono lì a dimostrarlo”. Così il senatore di Forza Italia e ex presidente del Senato Renato Schifani commentando l’arresto di Pietro Polizzi, candidato nella lista di Forza Italia al consiglio comunale di Palermo, con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso. “Questo – prosegue Schifani – è un dato incontestabile, del quale andiamo fieri. E continueremo a batterci, con determinazione, contro la criminalità organizzata. Condivido perciò in pieno la scelta del nostro coordinatore regionale Gianfranco Micciché di far costituire Forza Italia parte civile in caso di rinvio a giudizio di Polizzi, nei confronti del quale, peraltro, al momento della candidatura non risultava alcuna condanna, né indagini di dominio pubblico pregresse o in corso”, conclude.
“Mi assumo interamente la responsabilità dell’errore perché si tratta di un errore ovviamente, e non di accordo con la mafia, che sia chiaro”. Un errore “grave” di cui “mi pento e che ci danneggia”. Così ad AGI il coordinatore regionale di Forza Italia, Gianfranco Miccichè, dopo l’arresto per voto di scambio politico-mafioso di Pietro Polizzi, uno dei candidati azzurri al consiglio comunale alle prossime elezioni. Miccichè ha detto anche di avere chiesto alla candidata Adelaide Mazzarino, che correva in tandem con Polizzi, “di ritirarsi dalla candidatura, e lo farà in tempi brevi”, ha assicurato.
“Questa persona – ha proseguito Micciché riferendosi a Polizzi – era stato candidato in tanti altri partiti in svariate occasioni. Non potevamo immaginare che si trattasse di una persona di questo tipo. Noi ogni volta chiediamo i certificati penali, il certificato antimafia, per cui da questo punto di vista più di tanto non si può fare. Io mi arrabbio comunque però onestamente mi è sembrato di vedere da parte di tutti i protagonisti di questa vicenda una buona fede assoluta. Il mio responsabile della lista si è presentato stamane a casa mia con le dimissioni, era molto avvilito, e io le ho rifiutate perché mi rendo assolutamente conto che lui non c’entra nulla. Un errore si può fare”.
Dice ancora ad AGI: “Ho immediatamente comunicato che ci costituiremo parte civile nel momento in cui ci dovesse essere un processo. Non ho mai incontrato questa persona, è stata una di quelle candidature che ci vengono proposte”.
Eppure nelle intercettazioni Polizzi avrebbe fatto anche il suo nome nella vicenda Ast: “Su questo sono certo che si tratta di millantato credito. Ho parlato anche con Dalì che mi ha detto che non esiste nessun tipo di contatto con questa persona. Si erano incontrati per la candidatura al Comune, non per altro, e gli credo. In ogni caso per il buon nome non solo di Forza Italia, ma della politica in assoluto, chiedo scusa a tutti i nostri elettori per l’errore commesso di cui mi pento. Stavolta ci siamo incappati, ma ci costituiremo parte civile, a dimostrazione della nostra buona fede. Dopo di che, attendiamo di capire quanto di tutto questo sia assolutamente reale”.
Adelaide Mazzarino, candidata al Consiglio comunale di Palermo in ticket con Pietro Polizzi, arrestato oggi, si ritira dalla corsa. “Queste cose non mi appartengono neppure lontanamente – afferma in una nota – e mettono un macigno sopra la mia passione. Sono talmente sconcertata per la notizia appresa da non avere più la voglia di proseguire, anche perché, riprendendo le parole del coordinatore Gianfranco Miccichè, mai accetterei voti del genere. La mia campagna elettorale finisce qui. Mi spiace solo non potere dare il mio solito contributo al partito nel quale ho sempre creduto con tutta me stessa”.
“L’arresto a Palermo di un candidato al consiglio comunale per voto di scambio rappresenta un fatto grave. E’ stato scoperchiato il Vaso di Pandora, un arresto che arriva a conclusione di una campagna elettorale già segnata da una crisi morale fortissima che ci costringe a interrogarci sullo sullo stato di salute e sul senso di responsabilità della politica”. Lo afferma Libera in una nota relativa all’arresto di un candidato al Consiglio comunale di palermo. “Sarà la magistratura ad accertare e confermare i fatti – aggiunge la nota – ma quel voto di scambio politico mafioso ferisce la democrazia e ci riporta ai peggiori anni della storia di controllo criminale della città, con il coinvolgimento di una famiglia storica di Cosa Nostra, che ha legato la sua ascesa al nome di Riina. Non possiamo lasciare al solo lavoro della magistratura e alle forze dell’ordine la vigilanza sulla nostra democrazia, spetta anche a noi cittadini fare la nostra parte esercitando quotidianamente un’esercizio di responsabilità. Se è vero che la politica è in un certo senso specchio della società – tanto più in un regime democratico, dove è il consenso del popolo a decidere la classe dirigente – c’ è stata una diserzione collettiva dalla responsabilità a rendere possibile il riemergere di certe figure e certe dinamiche di potere. Serve una consapevolezza diffusa, condivisa da tutte le forze politiche, che tenga fuori mafia e corruzione dai momenti di confronto elettorale e dall’amministrazione e governo dei nostri territori. Deve essere chiaro che esiste un principio etico e morale davanti al quale non ci possono essere opacità, compromessi, opportunismi e le convenienze ispirate alle logiche del fine che giustifica i mezzi”.
“Chi ambisce a fare il sindaco di Palermo non può dire non conosco un candidato di una lista che ha firmato. Queste erano le scuse penose che venivano rappresentate nei momenti più tragici della storia palermitana. Non aver preso le distanze dalla cultura mafiosa rappresentata da molti suoi sostenitori è stata per Lagalla una scelta di campo. Oggi dice che non conosceva Pietro Polizzi, domani cosa dirà? Che non conosceva quelli che hanno avvicinato l’amministrazione per un appalto o per un servizio pubblico? Palermo ha bisogno di posizioni nette. O si sta di qua con la storia di Falcone e Borsellino e del riscatto sociale di Palermo o di là con chi non ricorda e non conosce. Le notizie che arrivano da Palermo fanno rabbrividire, arrestato per scambio elettorale politico-mafioso uno dei candidati di Forza Italia che sosteneva la candidatura a sindaco di Roberto Lagalla”. A dirlo è Francesco Boccia, deputato e responsabile Regioni ed Enti locali della Segreteria nazionale Pd.
“Conosco bene Palermo – riprende – e mi rifiuto di pensare che nonostante siano passati 30 anni dalle stragi di mafia, il modo di intendere la politica sia sempre e soltanto gestione del potere, chiedendo l’aiuto e il sostegno della mafia. ‘Se sono potente io, siete potenti voi’ è un’offesa a tutti i palermitani onesti che si sono ribellati alla mafia e che vogliono vivere in una città libera. Serve uno scatto d’orgoglio di Palermo e dei palermitani. Palermo non può ripiombare in un tempo che speravamo tutti fosse superato. Il 12 giugno Palermo è chiamata ad una scelta: o si sta con Lagalla sostenuto da Cuffaro e Dell’Utri o si sta dalla parte di Franco Miceli, dalla parte della legalità, della competenza e della serietà, di chi non cede a compromessi né chiede il sostegno della mafia”.
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