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Nuova tragedia in mare, barcone naufraga nel Mediterraneo: 22 dispersi e un morto

È stata la 'Geo Barents' di Medici senza frontiere a operare il salvataggio in condizioni drammatiche nel tratto di mare del Mediterraneo centrale

Ancora una tragedia dell’immigrazione nel Mediterraneo centrale. Ne riferisce Medici senza frontiere che parla di “tragico salvataggio”. Sono 71 i sopravvissuti, 22 dispersi, 3 stabilizzati, compresi i bambini. Un neonato è stato salvato in extremis. Una donna è morta successivamente a bordo. E’ stata la ‘Geo Barents’ di Msf a operare il salvataggio in condizioni drammatiche. Evacuazioni mediche sono state organizzate nella notte, tra loro un bambino in condizioni gravi. Erano tutti stipati su un gommone alle deriva.

Intanto è approdata a Porto Empedocle la Sea Watch 4 con 303 persone. Ieri sera l’assegnazione del porto sicuro. A Lampedusa i 19 soccorsi dalla barca a vela ‘Nadir’ di Resqship; e i 59 tratti in salvo dalla Louise Michel. Resta in attesa di un approdo la Ocean Viking di Sos Mediterranne con 156 migranti.

“Almeno il 15% dei sopravvissuti al naufragio soffre di ustioni da carburante medio-gravi e necessita di ulteriori cure”, afferma il responsabile del team medico di Msf a bordo della Geo Barents. “Siamo stati testimoni dell’ennesima tragedia nel Mediterraneo: decine di persone in acqua che lottavano per sopravvivere – aggiunge – due donne che hanno perso i loro figli in mare, un bambino soccorso privo di segni vitali è stato rianimato sulla nave”.

Decine di persone hanno lottato per sopravvivere in acqua. Attualmente diverse persone sono ancora molto deboli e seguite dall’equipe medica. Tutti loro sono gravemente traumatizzati e scioccati.

“Siamo riusciti a far ‘rivivere’ un bebè di quattro mesi, mentre una donna è deceduta a bordo”: è il drammatico racconto di Riccardo Gatti, capo del team di ricerca e soccorso. “La situazione – ha detto a Radio Radicale – era davvero difficile e drammatica. Quando abbiamo ricevuto l’allerta eravamo a circa due ore di navigazione dalla posizione e quando ci stavamo approssimando dai binocoli abbiamo capito subito che c’era qualcosa che non andava. Abbiamo lanciato le lance di soccorso, e, arrivati vicino al gommone, lo abbiamo trovato totalmente sfondato e con un tubolare rotto: le persone erano in mare, anche a una distanza di 300 metri. L’operazione di soccorso – ha proseguito Gatti, a bordo della nave della ong – è stata molto, molto complessa. Abbiamo visto almeno un cadavere in mare. Il bebè e la mamma li abbiamo fatti evacuare in elicottero, e ora ci dirigiamo verso nord. La situazione a bordo è molto complessa, sia a livello fisico che psicologico. Queste persone devono essere fatte sbarcare il prima possibile”.

E Alarm Phone lancia una nuova allerta: non si hanno notizie di una barca partita da Sfax, in Tunisia: “Ieri sera i parenti ci hanno allertato circa 18 persone che sono partite dalla Tunisia diretti a Lampedusa. I parenti hanno perso i contatti 30 ore fa, le autorità non hanno informazioni sui viaggiatori. Chiediamo per loro una missione di ricerca immediata”.

Sottolinea a Flavio di Giacomo, portavoce dell’Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell’Oim: “Gli arrivi via mare restano limitati: 26 mila in sei mesi non sono un’emergenza numerica. I flussi dall’Ucraina (8 milioni in 4 mesi, 135 mila in Italia) dovrebbero aver reso questa evidenza ancora più chiara. La vera emergenza sono i migranti morti in mare”.


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