fbpx

In tendenza

Ascensore precipitato a Palermo, soccorsi arrivati dopo 45 minuti. Il parroco: “intollerabile ritardo”

I freni non hanno funzionato, il paracadute non si è innestato, moglie, marito e sorella della moglie sono caduti in piedi da circa 15/20 metri, li hanno tirati fuori i viccini di casa

Quello che è avvenuto in un condominio di via Vincenzo Balistreri a Palermo è un incidente di una gravità inaudita, una tragedia annunciata, soprattutto se il malfunzionamento dell’ascensore era stato segnalato dagli stessi inquilini. Un caso che impone di aprire gli occhi sui ritardi, le amnesie e anche le responsabilità che devono essere assunte da parte degli enti statali, comunali e regionali a proposito degli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione degli immobili di edilizia residenziale pubblica, che non possono essere in nessun caso rinviati, per rischiare di arrivare troppo tardi”. A dichiararlo è Zaher Darwish, segretario del Sunia Palermo, a proposito dell’ascensore precipitato dal quinto piano di una palazzina nel quartiere Roccella per il cedimento dei cavi d’acciaio, con tre feriti gravi.

Il Sunia sollecita tutte le istituzioni a un controllo sulle condizioni del patrimonio abitativo pubblico e predisporre tutti gli interventi necessari di ripristino. “Sono diffusi in tutta la città gli immobili popolari che esigono interventi immediati di messa in sicurezza, non più rinviabili che riguardano tetti, intonaci, ascensori. Al sindacato degli inquilini arrivano continuamente segnalazioni sullo stato di degrado dei palazzi e su richieste di intervento che gli abitanti reclamano – aggiunge Darwish -. Allo Iacp, al Comune, alla Regione chiediamo di predisporre i progetti di messa in sicurezza del patrimonio pubblico a salvaguardia del diritto di tutti a una casa sicura”.

Sta venendo fuori uno spaccato di abbandono da parte dell’Istituto autonomo case popolari: adesso le persone hanno paura di prendere l’ascensore e vanno a piedi fino al sesto piano. Ma ci sono malati che non possono permetterselo”. La rabbia di Don Ugo di Marzo, parroco della chiesa di Maria santissima delle Grazie a Roccella, quartiere di Palermo, è lucida e determinata: lo schianto di un ascensore dal quinto piano di un palazzo di case popolari non è stato un incidente casuale. “Stanno venendo fuori – dice all’AGI – delle anomalie che spetterà agli inquirenti accertare. Quel che è certo è che delle persone perbene, gente che lavora e che tornava a casa per pranzare, è in ospedale per aver fatto una cosa normale: prendere un ascensore”.

I freni non hanno funzionato, il paracadute non si è innestato. I tre – moglie, marito e sorella della moglie – sono caduti in piedi da un’altezza di circa 15-20 metri. Sono stati soccorsi dai vicini di casa, che, sentito il botto, sono usciti fuori dalle abitazioni, hanno aperto la porta dell’ascensore e li hanno tirati fuori. Poi, i soccorsi giunti, sottolinea don Di Marzo, con “intollerabile ritardo: 45 minuti”, a causa del traffico e di ambulanze bloccate dal Covid. Ora sono “fuori pericolo”, ma nel quartiere Roccella, stretto tra il villaggio santa Rosalia e il ponte Corleone sulla Circonvallazione, domina la paura di infilarsi in un ascensore. “Abbiamo chiesto come parrocchia – conclude Di marzo – una verifica immediata di scale e ascensori di tutto il complesso”.

Siamo vicini alla famiglia rimasta coinvolta in un incidente tragico e imponderabile. L’Iacp di Palermo ha già avviato tutte le necessarie verifiche sull’ascensore che ha ceduto, collaborando con gli inquirenti impegnati nel fare luce su quanto accaduto nella palazzina. Confidiamo che le eventuali responsabilità vengano rapidamente accertate, nell’interesse di tutti. Ma prima di tutto ci stringiamo alle tre persone rimaste coinvolte in questa drammatica circostanza”. Così l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone, intervenendo a proposito del crollo di un ascensore a Palermo, in una palazzina Iacp di via Balistreri a Brancaccio.

“La tragedia sfiorata ieri a Brancaccio sarebbe stata la classica tragedia annunciata, come tante potrebbero esserlo nei quartieri di edilizia residenziale pubblica a Palermo. Al netto delle responsabilità specifiche e riferite al singolo episodio, che saranno ricostruite dalla Magistratura, resta il tema delle condizioni di fatiscienza e incuria in cui versano interi quartieri popolari, su cui da anni non esistono investimenti adeguati per garantirne sicurezza e vivibilità. Ascensori guasti, passerelle pericolanti, soffitti cadenti, rami fognari interni intasati: sono queste le condizioni in cui vivono le persone di interi quartieri di Palermo, soprattutto nelle zone di Brancaccio, Sperone, CEP, ZEN, Marinella e Borgo Nuovo, dove l’edilizia pubblica si è basata sullo schema dei grandi condomini, delle insulae e dei ‘casermoni'”. Lo ha dichiarato Mariangela Di Gangi, neoeletta consigliera comunale. “Alla risoluzione di questi problemi – agggiunge – occorre lavorare da subito e non si può pensare di realizzarla senza un piano di investimenti adeguato. Una scelta prettamente politica, che deve inserirsi in un ragionamento complessivo sul diritto all’abitare in Sicilia e, quindi, anche sul patrimonio immobiliare pubblico”.

 


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni