Alessio Attanasio, 51 anni, indicato dai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania come il capo della cosca che porta anche il suo nome (“Bottaro-Attanasio”), è un uomo libero. Il decreto di scarcerazione è partito dalla Corte d’Appello di Torino ed è arrivato alla Casa Circondariale di Nuoro.
Il boss, che si trovava rinchiuso proprio nel carcere in Sardegna, ha appena finito di scontare l’ultima condanna definitiva e riassaggia la libertà dopo 20 anni: venne arrestato, infatti, a dicembre del 2002 in compagnia di altre persone in un residence in Sila, in Calabria, per festeggiare il Capodanno mentre non avrebbe dovuto lasciare Siracusa.
Ma dal 2004 venne coinvolto nelle principali operazioni antimafia da cui emergeva il suo ruolo di leader del clan che, secondo gli inquirenti, avrebbe scalato fino ad arrivare al vertice. Attanasio ha quindi finito di scontare la pena, ma solo lo scorso febbraio il gup del Tribunale di Catania lo aveva condannato a 30 anni di reclusione Alessio Attanasio, 51 anni, accusato dell’omicidio di Giuseppe Romano, ammazzato in via Elorina a Siracusa il 17 marzo del 2001. Secondo quanto emerso nell’inchiesta sulla scorta delle dichiarazioni dei pentiti, ad agire sarebbero stati in due, Attanasio, indicato appunto dalla Dda di Catania come il capo della cosca Bottaro-Attanasio, e un’altra persona, ormai deceduta, ma il vero obiettivo dei killer sarebbe stato un imprenditore. Il boss ha sempre negato di aver commesso l’omicidio, indicando in un collaboratore di giustizia, tra i suoi accusatori, l’autore del delitto, assieme a un sodale, quest’ultimo ucciso nel maggio del 2002.
Durante la sua detenzione Attanasio ha ottenuto due lauree, una in Scienze della Comunicazione e l’altra in Giurisprudenza presentando, dal 2017, 670 ricorsi in Cassazione che hanno impegnato la Suprema corte con 320 sentenze e 353 ordinanze.
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