Il gip del tribunale di Palermo Nicola Aiello ha archiviato, pur fra molti dubbi, ritenendo che l’uomo fosse rimasto vittima di un omicidio e che non si fosse suicidato, l’inchiesta sulla morte del cameraman palermitano Mario Biondo, trovato morto, appeso per il collo a una libreria, nella sua abitazione di Madrid, in cui risiedeva con la moglie spagnola.
Il fatto risale al 30 maggio 2013 e a ormai quasi dieci anni di distanza il giudice, anche se ha archiviato, ha escluso definitivamente la tesi del suicidio, ipotizzata da subito dagli inquirenti iberici, ma di omicidio.
È però passato troppo tempo dal fatto per potere ricostruire compiutamente quel che accadde nell’appartamento che Biondo divideva con Raquel Sanchez Silva, la donna che aveva sposato qualche anno prima. I genitori della vittima, Giuseppe Biondo e Santa D’Alessandro, si erano opposti alla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura generale di Palermo, che aveva aperto una propria inchiesta, avocando le indagini della Procura della Repubblica. Decisive però, secondo Aiello, le ritenute lacune nella parallela indagine degli inquirenti madrileni: già in altre occasioni anche per impulso della famiglia erano stati avviati ulteriori accertamenti ma i magistrati italiani avevano comunque concluso per la archiviazione del caso. Esito che adesso il giudice Aiello condivide, ritenendo che non “sussistano elementi per dimostrare, oltre ogni ragionevole dubbio, in un ipotetico dibattimento, la tesi dell’omicidio”. “Nulla si può rimproverare – si legge nell’ordinanza di archiviazione – ad avviso di questo giudice, ai magistrati della Procura della Repubblica di Palermo e ai magistrati della Procura generale di Palermo, i quali hanno compiuto ogni possibile sforzo investigativo finalizzato all’accertamento della verità. Una verità, tuttavia, che è stato impossibile trovare a causa dei ritardi investigativi imputabili alle carenze di accertamenti iniziali”.
Il Gip ritiene che “al momento del ritrovamento del cadavere, nell’immediatezza dei fatti, avrebbero dovuto essere svolte attività investigative e intercettazioni ambientali e telefoniche, acquisizioni di tabulati che non sono state svolte. E dato il tempo trascorso non avrebbero potuto essere svolte dall’autorità giudiziaria italiana”. Pur riconoscendo grande professionalità e sicura buona fede a uno dei consulenti dei pm palermitani, il professore Paolo Procaccianti, il giudice Aiello sostiene che nell’autopsia fatta svolgere in territorio italiano dopo la sepoltura avvenuta a Palermo, l’anziano ed esperto medico legale avrebbe raggiunto conclusioni non condivisibili sul fatto che si trattasse di un suicidio e non di un omicidio. In ogni caso la fine di Biondo e le eventuali responsabilità restano un giallo irrisolto.
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