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Salvini e Meloni abbracciati in Sicilia: in una foto la “tregua” prima della sfida del 25 settembre

"Lasciamo alla sinistra divisioni, rabbia e polemiche. Uniti si vince"

La foto è rasserenante, abbracciati e sorridenti e sullo sfondo il blu del mare siciliano, quello dello Stretto, ma per ottenerla Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno dovuto prima rintuzzare le perplessità dei giornalisti e poi decidersi a fissare a Messina mezz’ora di tregua nella sfida per la leadership del Centrodestra. “Lasciamo alla sinistra divisioni, rabbia e polemiche. Uniti si vince”, ha scritto il capo della Lega accompagnando su Facebook la foto, destinata a sopire le polemiche di chi aveva notato la stranezza di un inizio di campagna elettorale in Sicilia in contemporanea, con il primo appuntamento nella città dello Stretto allo stesso orario e nello stesso giorno.

Non c’è “sfida”, non c’è gara, si erano affrettati a dire i due leader. “Non è un derby a distanza – ha spiegato Meloni – e ce lo siamo detti qualche giorno fa che bisogna incrociare le agende, abbiamo tutti 20 giorni per fare 20 regioni quindi è normale che si possano sovrapporre le date. Penso che con Matteo ci vedremo tardi. Abbiamo in programma di prendere un caffè insieme per fare il punto su questo, capita di andare in una regione e trovare Matteo e in un altra Renzi: stiamo tutti facendo lo stesso lavoro è normale che ci si incroci”.  “Ci sono in uno stesso giorno, in un lunedì mattina di agosto e invece di essere in spiaggia, Salvini e la Meloni? Bene. Significa – ha rilanciato a distanza il capo della Lega – che il centrodestra ci crede alla Sicilia, e mi domando: dove sono Letta, Calenda, Renzi, Conte e Di Maio? Dove sono gli altri? Abbiamo una squadra unita e compatta, di là una roba che si perde il conto. Noi – ha proseguito – non confrontiamo prima le agende con gli altri candidati. Meglio essere in due a Messina che non esserci. Secondo voi agli italiani interessa l’orario in cui Salvini e Meloni sono sul lungomare o al mercato? Temo che il problema degli italiani sia come poter pagare le bollette di luce e gas”.

Migranti, Ponte sullo Stretto, bollette energetiche: i due si sono contesi, ancora una volta, l’elettorato di una destra che in Sicilia ha sempre raccolto una messe di voti. Se sui migranti l’accento è lievemente diverso – il blocco delle partenze sarebbe per l’Ue “una proposta seria“, ha sottolineato Meloni, mentre per Salvini basterebbe “reintrodurre i decreti sicurezza” – per il Ponte eguali sono i termini usati. Uno su tutti: “Necessario”. Quanto al caro-energia, il leader della Lega propone di fare come in Francia: “Dare soldi alle aziende che producono e distribuiscono energia per limitare gli aumenti alle famiglie e alle imprese”; il capo di Fratelli d’Italia suggerisce le “utenze di cittadinanza“, forse nel tentativo di annacquare in Sicilia la sua opposizione al reddito di cittadinanza.

Usciti dal Circolo del tennis e della vela, i due hanno preso direzioni diverse: Salvini verso il Ragusano e Meloni a Catania, entrambi sbandierando l’unità del centrodestra entrambi sognando, legittimamente, la presidenza del Consiglio. “Se lo presiederò, sarà un’emozione“, si è tradito almeno due volte il capo del Carroccio. Ma è a Catania, nel corso della manifestazione di Fratelli d’Italia con Meloni, che risuona una voce inquietante: rivolto a Schifani, candidato del Centrodestra alla guida della Regione Siciliana, Nello Musumeci, il presidente uscente che né Lega né Forza Italia hanno voluto ricandidare, dice: “Renato, attento al fuoco amico”.


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