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Prestava soldi nel quartiere in provincia di Palermo, condannato “ma non è un usuraio”

I giudici hanno anche disposto la restituzione di beni che erano stati sequestrati: fra questi un panificio di via Castellana, un terreno a Misilmeri (Palermo), polizze assicurative e 37mila euro in contanti

La quinta sezione del tribunale di Palermo ha condannato a un anno Vittorio Bullara, 66 anni, riconosciuto colpevole di esercizio abusivo dell’attività di intermediazione finanziaria. L’imputato, difeso dagli avvocati Vincenzo Giambruno e Alessandro Martorana, è stato assolto dall’accusa principale, quella di usura.

Per lui il pm Vincenzo Amico aveva chiesto tre anni e 4 mesi ma il collegio presieduto da Donatella Puleo ha ritenuto che non vi fossero gli elementi per condannarlo anche per questo reato. Grazie a una consulenza realizzata dal commercialista Giorgio Giacalone, la difesa ha dimostrato che i tassi praticati da Bullara, di mestiere commerciante, sui piccoli prestiti che concedeva a persone di sua conoscenza non erano usurari: soprattutto l’imputato non imponeva scadenze capestro ai propri debitori.

I giudici hanno anche disposto la restituzione di beni che erano stati sequestrati: fra questi un panificio di via Castellana, un terreno a Misilmeri (Palermo), polizze assicurative e 37mila euro in contanti.

Secondo la Guardia di Finanza di Bagheria (Palermo) l’uomo sarebbe stato uno strozzino per piccoli importi, prestando denaro per piccole spese (l’abito da sposa o da cerimonia, il corredo, ad esempio) a gente del suo quartiere, Borgo Nuovo, nel capoluogo siciliano. L’uomo era stato messo agli arresti domiciliari, poco meno di due anni fa, ma al processo le vittime hanno escluso di essere state sottoposte a violenza o minaccia per ottenere la restituzione dei soldi, presupposti del reato.


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