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Mafia: il tribunale sorveglianza di Palermo riabilita Cuffaro

L'ex governatore della Regione Siciliana al momento non potrà ancora ricandidarsi

Lungo tutto il periodo successivo alla compiuta esecuzione della pena, Salvatore Cuffaro non solo non ha fatto emergere illeciti o anche solo comportamenti irregolari, ma ha concretizzato una pluralità di elementi positivi, sintomatici del recupero del soggetto a un corretto modello di vita“. Lo scrive nella motivazione del provvedimento con cui gli ha concesso la riabilitazione, il tribunale di sorveglianza di Palermo, che si è occupato del caso Cuffaro. Il collegio presieduto da Luisa Leone dà atto della presa di distanze pubblica e ripetuta più volte di Cuffaro rispetto alla mafia (“lo continuo a dire pubblicamente perché quando l’ho detto qualcuno ci ha riso sopra, la mafia fa schifo”).

L’ex presidente della Regione Sicilia ha poi allegato alla sua istanza una mole di documenti da cui emerge “un’importante e continuativa dedizione ad attività di volontariato e partecipazione a numerose iniziative legalitarie in difesa dei diritti dei detenuti“. Inoltre Cuffaro si è dedicato ad attività di solidarietà con il Burundi, fa parte dell’associazione e del direttivo di Nessuno tocchi Caino, si è laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti e ha scritto tre romanzi, “col dichiarato intento di devolvere i proventi delle vendite a sostegno dello sviluppo di progetti di recupero a vantaggio dei detenuti”, ma anche per la cura della sclerosi multipla.

Nessun ostacolo viene poi dalla ripresa della attività politica. Cuffaro, concludono quindi i giudici, ha dato prove effettiva e costante di “buona condotta nella accezione legislativa e giurisprudenziale di questo termine: non risulta infatti avere commesso condotte illecite o comunque negativamente valutabili ma possono essere elencate numerose attività sia risarcitorie sia di impegno civile, antitetiche rispetto al grave fatto reato posto in essere. Va inoltre concretizzato la volontà di mettere a frutto l’esperienza dignitosamente maturata in carcere, dando voce cioè a soggetti il cui status ha condiviso per tanti anni“, e cioè i detenuti.


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