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Ex Province, il Governo dice stop alle proroghe: ora le elezioni

Sono 10 le proroghe che si sono susseguite in un arco temporale di sei anni

Il reiterato rinvio delle elezioni nei Liberi Consorzi e nelle tre Città metropolitane di Palermo, Messina e Catania e le conseguenti proroghe dei commissariamenti “violano i principi di democraticità di cui all’articolo 1, comma primo della Costituzione, in quanto i referendum e le elezioni (ancorché indirette) rappresentano il momento più alto di manifestazione della sovranità popolare e contrastano altresì con gli artt. 5 e 114, in quanto l’autonomia e la rappresentatività degli enti commissariati sono svuotate da un commissariamento – di fatto – sine die. È quanto si legge nell’impugnativa da parte del Consiglio dei ministri di alcune norme contenute nella legge di variazione del bilancio della Regione Siciliana, approvata dall’Ars il 4 agosto prima della pausa estiva.

Per il Consiglio dei ministri “si porrebbero inoltre in contrasto con il principio di ragionevolezza desumibile dall’art. 3 della Costituzione, perché la situazione di eccezionalità che poteva giustificare, nell’immediatezza dell’entrata in vigore della disciplina di riforma, la proroga originariamente disposta non può infatti porsi come plausibile ragione giustificativa delle successive 10 proroghe che si sono susseguite in un arco temporale di sei anni, ciò che stabilizza l’eccezionalità oltre ogni ragionevole limite”.

Inoltre – si legge nell’impugnativa – “il legislatore siciliano non terrebbe conto della giurisprudenza costituzionale (sentenza costituzionale n. 168/2018) secondo cui l’art. 114 Cost., nel richiamare al proprio interno, per la prima volta, l’ente territoriale Città metropolitana, ha imposto alla Repubblica il dovere di istituirlo concretamente. Né del resto il nuovo ente potrebbe avere disciplina e struttura diversificate da Regione a Regione, nel presupposto di livelli di governo di disciplina uniforme, con riferimento agli aspetti essenziali (sentenza costituzionale n. 50/2015)”.

Eravamo stati fra i pochi a dirlo senza alcun timore: rinviare alle calende greche le elezioni delle ex Province era un errore madornale, compiuto trasversalmente dalle forze politiche dell’Ars, destra e sinistra senza distinzioni. Oggi, purtroppo, arrivano parole durissime da parte di Palazzo Chigi che, censurando quella decisione superficiale e bipartisan dell’aula, ha deciso di impugnare la norma”. Così il riconfermato deputato Ars di Forza Italia Marco Falcone, assessore regionale uscente, commentando l’impugnativa del Cdm sulle norme contenute nella Variazione di bilancio della Regione Siciliana che disponevano la proroga al 2023 dei commissari delle ex Province.

Il reiterato rinvio delle elezioni, ancorché di secondo livello, di Città metropolitane e Liberi consorzi – sottolinea il forzista Falcone – si pone in contrasto con l’articolo 1 della nostra Carta e i suoi fondamenti democratici, oltre a essere fuori da ogni principio di ragionevolezza. Adesso, come già caldeggiato dal presidente Renato Schifani, auspichiamo che con l’avvio della nuova legislatura si vada subito al riordino degli Enti intermedi per poi ripristinare la rappresentanza democratica nelle ex Province della Sicilia”, conclude Falcone.


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