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Oltre 24 cantieri e 3 ore per andare da Palermo a Catania: l’odissea dei viaggiatori in Sicilia

3 ore e 37 minuti per raggiungere Catania da Palermo (e viceversa), treni cancellati, svincoli autostradali chiusi: le infrastrutture in Sicilia sono un vero disastro

Un viaggio di 3 ore e 37 minuti secondo Google Maps. Per la bellezza di 234 km. Da Palermo a Catania, o viceversa. Da Milano a Padova, 241 km, in auto, sempre secondo il colosso informatico, impiegheremmo 2 ore e 56 minuti. Ben quarantuno minuti in meno, per 7 km in più.
Già l’anno scorso i cantieri aperti sulla A19 erano più di 24, a luglio 2022 si parlava di oltre 80 interventi in tutta la tratta e l’allora sottosegretario alle infrastrutture Giancarlo Cancelleri ammetteva tempistiche poco incoraggianti: almeno altri quattro anni. Sempre che vengano rispettati i tempi. Anas aveva assicurato, per esempio, la fine dei lavori sul viadotto Euno, e quindi sullo svincolo di Enna, per l’estate 2022. Ma niente di fatto. L’uscente assessore alle infrastrutture Marco Falcone ha scritto ad Anas appena 7 giorni fa: “I ritardi generano ancora una volta una situazione di forte disagio per il traffico lungo l’A19 e di serio pregiudizio per la sicurezza stradale, dato anche l’approssimarsi della stagione invernale. Sollecitiamo, dunque, l’Anas a porre rimedio all’ennesimo fra i numerosi esempi di diffusa impraticabilità della A19 Palermo-Catania, dando slancio ai lavori con un adeguato e fattivo impiego di uomini e mezzi”. Ma da Anas nessuna risposta.
Circa 1.460 giorni quindi, a voler essere ottimisti e credere che tutto filerà come da cronoprogramma, in cui i siciliani e anche i turisti dovranno viaggiare in condizioni difficili, tra un restringimento e una deviazione e con svincoli chiusi, tratte inaccessibili e nessuna possibilità di fermarsi in un’area di sosta per ben 175 km.
È di qualche giorno fa, infatti, la notizia della chiusura del rifornimento di Sacchitello nord – per motivi legati al caro energia che ha travolto il gestore, dopo una bolletta a cinque cifre – che porterà i viaggiatori da Catania a fermarsi a Caracoli. Sperando che abbiano ricordato di fare il pieno a Gerbini.
A queste condizioni saranno difficili i viaggi “on the road” alla “Thelma e Louise” che pure, in Sicilia, sarebbero apprezzabili: dal mare, alle montagne, passando per un vulcano, fermandosi di tanto in tanto per ammirare un paesaggio dell’entroterra o per gustare un cannolo.
E sono già complicati quelli zaino in spalla magari spostandosi in treno. La scorsa settimana, altro esempio per nulla raro, per un’interruzione alla rete ferroviaria all’altezza di Villarosa si sono completamente fermati i treni regionali da Catania a Palermo (e viceversa). Nessun avviso sul sito di Trenitalia, dove era possibile acquistare il biglietto, salvo poi scoprire in stazione che il treno era stato soppresso e sostituito da un bus.
I turisti alla stazione di Enna, che non è presidiata più da anni, non avevano notizie di alcun genere e il servizio clienti di Trenitalia non dava risposte nemmeno al telefono. Il bus sostitutivo da Enna a Palermo, dovendo fare le stesse fermate del treno, impiegava ben 3 ore e 5 minuti. Per 163 km.
E non va meglio per i siciliani che sono costretti a spostarsi, magari per lavoro, con intere tratte a doppia corsia dove basta un piccolo incidente per creare file che allungano, e di molto, i tempi di percorrenza già infiniti. Per non parlare delle ingenti somme perse dagli imprenditori che devono trasportare merci su gomma, con tir costretti a percorrere strade alternative. Mentre si parla di ponte sullo stretto – non per fare il “benaltrismo” ma per citare un’altra infrastruttura messa al palo da almeno 20 anni – e di nuovi aeroporti (Schifani ne vorrebbe uno per servire le isole minori) ci si chiede quanti anni dovremo aspettare per avere dei collegamenti interni degni di questo nome.
Gli imprenditori siciliani iniziano a gettare la spugna, gli imprenditori non siciliani non ci provano nemmeno a investire nell’Isola. Ci resta il turismo. Ma chissà per quanto tempo i turisti chiuderanno un occhio sui disservizi scegliendo ancora la Sicilia come meta per le vacanze. Ci salvano sicuramente clima, bellezze naturali e architettoniche, storia e buon cibo. Ma sarà abbastanza, per sempre?

 

di Miriam Colaleo


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