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Intitolata a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino l’aula bunker dell’Ucciardone

Al termine della cerimonia il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha lasciato la struttura simbolo della lotta alla mafia

Si è conclusa la cerimonia di intitolazione dell’aula bunker dell’Ucciardone a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

“Aula bunker Giovanni Falcone – Paolo Borsellino”, si legge nella targa in marmo chiaro, molto sobria. Al termine, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha lasciato la struttura simbolo della lotta alla mafia, dove fu celebrato il maxiprocesso che decretò la prima grande sconfitta di Cosa nostra inferta dallo Stato. Presenti tra gli altri i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, nonché il vice presidente del Csm David Ermini.

Questa è una cerimonia corale dedicata a tutte le vittime di mafia. Solo uno sforzo collettivo ci consentirà di arrivare finalmente alle compiute verità sugli efferati delitti che hanno scosso il nostro Paese” ha affermato Lia Sava, procuratore generale di Palermo, intervenendo alla cerimonia.

Il dolore delle vittime è anche il nostro ed è sempre vivo e spesso neppure lenito dall’accertamento della verità. In quest’aula si è celebrato il maxi processo: questo è è un vero modello di edilizia giudiziaria, costruito in soli sei mesi, senza il quale il processo non si sarebbe potuto celebrare. Ricordo Enzo Mineo, storico funzionario della struttura e il presidente Alfono Giordano. Ma il processo si è potuto celebrare soprattutto al senso del dovere, di abnegazione, alle indagini di Falcone e Borsellino”. Lo ha detto il presidente della Corte di appello di Palermo, Matteo Frasca, in apertura della cerimonia.

L’Intitolazione di oggi – ha proseguito Frasca – ha un forte valore simbolico e sono proprio i simboli che dobbiamo trasmettere: è stata spenta la loro vita ma non il loro insegnamento. Cosa nostra – ha proseguito – non è ancora sconfitta, alla violenza delle armi ha sostituito tecniche di elusione delle indagini sempre più sofisticate. Per questo la lotta alla mafia deve essere sempre al centro dell’agenda politica. Ciascuno, a ogni livello, scelga da che parte stare. Non con le parole ma – ha concluso – con i fatti come fecero Falcone e Borsellino”.

 “Oggi, con la cerimonia di intitolazione dell’Aula bunker a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, concludiamo l’anno di commemorazione nel trentennale delle stragi di Capaci e via d’Amelio. Non credo vi sia modo migliore di onorare la loro memoria. Quest’aula, teatro di un processo passato alla storia, è il luogo della prima grande sconfitta della mafia siciliana” ha affermato, invece, il vicepresidente del Csm Davide Ermini, intervenendo alla cerimonia di intitolazione dell’Aula bunker dell’Ucciardone a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nella giornata conclusiva dell’anno di commemorazione nel trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio, alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. “E se il maxiprocesso di Palermo rappresenta lo spartiacque della lotta giudiziaria alle cosche poiché segna la fine dell’onnipotenza e impunità della mafia, lo dobbiamo – ha aggiunto – alla tenacia, alla lucidità, alle capacità di Falcone e Borsellino, autori della poderosa ordinanza-sentenza di rinvio a giudizio che ha consentito – superando infine il vaglio della Corte di Cassazione – di decapitare i vertici di Cosa Nostra. Ha consentito di penetrare come mai prima d’allora nel sistema e nei meccanismi reconditi del potere mafioso”.

“Non conosco immagini che ritraggano Falcone e Borsellino in quest’aula, qui di persona non credo abbiano mai partecipato a qualche processo, eppure quest’aula è indissolubilmente legata al loro nome. È assurta grazie a loro (e all’indimenticato presidente Alfonso Giordano e agli altri coraggiosi giudici e pubblici ministeri che il maxiprocesso l’hanno condotto) a emblema della vittoria del diritto e della giustizia sulla protervia mafiosa. A trent’anni dal loro martirio, oggi con ancora più forza Falcone e Borsellino si impongono come simbolo della magistratura più nobile. Un simbolo che ricompone, unisce, che genera alleanza, che risveglia nelle coscienze l’ansia di giustizia, la sete di legalità, la fiducia ‘sacrale’ nella legge e il coraggio di dire che la mafia sarà debellata”, ha aggiunto.

“La lotta alle mafie deve essere considerata una priorità nazionale. La certezza che la mafia non è un’organizzazione invincibile deve incoraggiarci a seguire con ancora più fermezza l’esempio e la lezione di Falcone e Borsellino, l’esempio di due straordinari uomini dello Stato che hanno servito il Paese anche a costo della vita. Onorare la loro memoria – richiamo le sue parole, signor Presidente – “vuol dire rinnovare quell’impegno, riproponendone il coraggio e la determinazione. L’impegno contro la criminalità non consente pause né distrazioni. Molto in questi anni è stato fatto. La legislazione ha adottato strumenti sempre più efficaci, nati dall’esperienza e dalla felice intuizione di Falcone e Borsellino. Le loro tecniche d’indagine sono ormai da tempo patrimonio comune nella magistratura. Allo stragismo mafioso la magistratura, le forze dell’ordine hanno risposto con vigore, e in tutti questi anni i magistrati hanno dato vita e continuità a iniziative giudiziarie che hanno inferto duri colpi alle cosche e hanno aggredito energicamente i loro patrimoni. E in questi anni nella magistratura si è fatta ammenda di quegli attacchi, di quelle ostilità e resistenze che allora ferirono e isolarono Falcone e Borsellino. Una ferita che sarà però completamente cicatrizzata quando finalmente si arriverà alla piena verità sulle stragi, sulle complicità, sui depistaggi” ha affermato ancora.

Il prevalere della memoria sull’oblio aiuta l’uomo a liberarsi dall’oppressione del potere criminale, l’intitolazione di quest’aula a Falcone e Borsellino è un atto giusto e inevitabile. E tuttavia, in questa sua nuova designazione mi piace cogliere anche l’espressione di un profondo cambio di senso. Quest’aula bunker, quest’aula che nel nome richiamava l’idea dell’assedio e della difesa estrema, da oggi sarà l’Aula che nel ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insegnerà alle giovani e future generazioni che qui lo Stato ha vinto. Che qui hanno vinto la legge e la giustizia, che qui hanno vinto i valori della democrazia e del diritto. Che qui hanno vinto i cittadini e il vento di libertà” ha concluso.

“Questa giornata rappresenta una deferente manifestazione di riconoscenza dello Stato a tutti i servitori delle istituzioni caduti. Una lunga schiera di martiri personificata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino” sono, invece, le parole del ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

“Falcone e Borsellino seppero ridare fede e speranza al Paese e se oggi siamo qui a riaffermare la presenza dello Stato nella lotta al crimine lo dobbiamo soprattutto a loro. Il tributo che noi oggi dedichiamo loro non è soltanto un deferente ossequio alla memoria di due eroici magistrati, riassume i sentimenti di riconoscenza dell’intera nazione nei confronti di tutti i servitori dello Stato che caddero per mano mafiosi e stragisti. Questa lunga schiera di martiri è personificata da queste due vittime della violenza mafiose – ha proseguito -. Rappresentano tempo di chi ha raccolto le migliori energie del Paese quando la speranza nella convivenza civile sembrava sparire”.

“Falcone e Borsellino costituirono il primo pool di magistrati con criteri nuovi, ispirati al coordinamento, nella convinzione che la tradizionale delinquenza isolana si stava organizzando con criteri professionali, insinuandosi nei rapporti tra malavita e finanza e quest’ultima con la politica. I due indagarono in Europa e oltreoceano, acquisirono documenti riservati e conti bancari, e soprattutto ascoltarono vari pentiti distinguendo abilmente quelli veri da quelli falsi. Fu un lavoro monumentale ma quando nel 1986 gli imputati i 460 imputati furono portati alla sbarra le prove erano solide. Nel dicembre del 1987, dopo decine di udienze, la corte di Assise di Palermo irrorò una serie di condanne severe – ha affermato ancora – per la prima volta nella storia del Paese Cosa nostra era stata decapita con la sola forza del diritto e nel rispetto della legalità costituzionale. Il simbolo di questa impresa vittoriosa fu Giovanni Falcone ma il nome di Borsellino fu sempre associato, prima come un complemento necessario, poi come naturale e legittimo erede”.

“Giovanni Falcone e Paolo Borsellino erano svincolati da ogni parrocchia ideologica e proprio dalla magistratura furono colpiti da insinuazioni e accuse che li addolorarono, ma continuarono a servire le istituzioni. Il successo del maxiprocesso fu seguito da polemiche corrosive. Furono formulate nei confronti di Falcone delle critiche e insinuazioni che ne addolorarono l’ultimo periodo di vita. Ma Falcone non si arrese e lavorò al progetto di una struttura unica con competenza nazionale per indagare il fenomeno mafioso. Purtroppo non fu lui a essere il nuovo reggitore. Sopportò questa umiliazione con la virtù dei forti e l’ironia dell’intelligenza” ha aggiunto.

“I nomi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino saranno ricordati per sempre per aver servito il Paese con professionalità e tenacia. In loro onore, l’impegno dello Stato nella lotta alla criminalità non verrà meno e sarà potenziato nella qualità del personale e nell’efficienza delle strutture. Ma al di sopra delle rispose umane e finanziare, dovrà sempre illuminarci come forza ispiratrice il coraggio di questi due magistrati” ha concluso.

“Non abbiamo dimenticato l’orrore delle stragi e vogliamo dare vita a un perdurante processo di riflessione che, muovendo dagli errori del passato, guardi alle nuove generazioni per suscitare nei ragazzi un interesse sincero verso i temi della lotta alla mafia”. Lo ha detto la presidente dell’Anm di Palermo Clelia Maltese. “Occorre raccontare il male sociale per immaginare il bene – ha aggiunto – perciò insieme alla Fondazione Teatro Massimo di Palermo abbiamo deciso di chiudere la giornata con centinaia di studenti per la rappresentazione del Requiem della mafia, un’opera di sette compositori che, nel 1992, reagirono con la musica alla tragedia delle stragi”.

Il ricordo dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, da trent’anni ormai, resta indelebile nelle nostre coscienze e nei nostri cuori, nella consapevolezza che ciascuno deve fare la propria parte nel contrasto alla criminalità organizzata: politica, magistratura, forze dell’ordine e società civile, a partire dai nostri giovani. Per loro dobbiamo coltivare la memoria di quanti hanno sacrificato la vita per servire lo Stato”. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, che ha partecipato, nel pomeriggio di oggi, alla cerimonia di intitolazione dell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone di Palermo ai due magistrati uccisi dalla mafia. “La giornata odierna – ha aggiunto – costituisce un ulteriore tassello per onorare non soltanto i giudici Falcone e Borsellino ma tutte le vittime di mafia”.


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