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Infrastrutture: cantieri fermi in Sicilia. A rischio 500 lavoratori

Il cantiere del viadotto autostradale Ritiro, a Messina, è fermo, e non è ancora chiara la sorte del raddoppio ferroviario Ogliastrillo- Castelbuono di Cefalù

Il cantiere del viadotto autostradale Ritiro, a Messina, è fermo, e non è ancora chiara la sorte del raddoppio ferroviario Ogliastrillo- Castelbuono di Cefalù, in appalto, come il primo, alla Toto Costruzioni, che ammette, però, rallentamenti dovuti a una esposizione per 10 milioni di euro con il Consorzio autostrade siciliane.

Andiamo con ordine, in una polemica tra sindacati e azienda che da ieri sta assumendo il colore di un giallo sul destino dei cantieri, di circa 500 lavoratori e sulle condizioni finanziarie del Consorzio autostrade siciliane (Cas).  “Alle ore 9.35 di oggi le lavorazioni nel cantiere del viadotto Ritiro sono pressoché ferme in quanto sono presenti soltanto 12 lavoratori in un cantiere che, per le dimensioni e per il rispetto dei tempi di consegna, necessita della presenza attiva di decine e decine di operai, al netto dei dipendenti amministrativi e di supporto”, hanno affermato questa mattina Ivan Tripodi, segretario generale Uil Messina, e Pasquale De Vardo, segretario generale Feneal Uil Messina-Palermo, rilanciando la polemica con la Toto Costruzioni, afffidataria dei lavori, che ieri aveva voluto “smentire seccamente” l’allarme lanciato dai sindacati, che avevano contestato il rispetto del cronoprogramma da parte dell’azienda, il licenziamento di 100 lavoratori e messo in relazione le decisioni di Toto Costruzioni con la revoca di un altro cantiere, quello dell’autostrada dei Parchi e dell’A25 e i telativi mancati incassi.

L’azienda abruzzese aveva voluto rassicurare che “il  personale impegnato sul cantiere sta proseguendo, ove possibile, con le lavorazioni per completare l’opera. Si specifica che gli operai impiegati sul progetto sono 47 e non 100, e sono attualmente impegnati su tutti i fronti in cui al momento la Toto ha possibilità di operare. Il resto del personale viene impiegato in servizio in base alle esigenze operative del cantiere”. L’azienda “non ha mai comunicato ai sindacati il fermo, ma unicamente l’esigenza di programmare e quindi avviare nei prossimi mesi, in base ai programmi di cantiere, procedure di licenziamento collettivo, il tutto secondo quanto previsto dalle norme di Legge”.

Il cantiere del viadotto, per Toto Costruzioni, ha raggiunto “un avanzamento complessivo del 92%”. Inoltre, la società sottolinea che “non vi è alcun nesso con la situazione sulla A24 e A25. Soprattutto non risponde al vero che il Cas sia in regola con i pagamenti. La Toto è esposta per circa 10 milioni di euro, somma riferita all’importo delle fatture emesse, quelle da emettere per i lavori eseguiti, alla revisione dei prezzi e al contenzioso definito con decisione del Collegio Consultivo Tecnico. Tale esposizione è assolutamente rilevante se si considera il valore complessivo del contratto pari a circa 45 milioni, e se si considerano le recenti notizie di stampa che riferiscono di un pignoramento subito dal Cas per una cifra di poco inferiore ai 7 milioni. Il tutto in un momento in cui il Cas non sta pagando nemmeno i subappaltatori del cantiere che sono pagati direttamente dalla stazione appaltante, come previsto dalla normativa. Tale circostanza, che si va ad aggiungere ad una congiuntura storica e di settore non favorevole, impatta sul regolare proseguimento delle lavorazioni, ma certamente non impedisce la prosecuzione del progetto”.

I sindacati avevano lanciato l’allarme anche in merito al cantiere del raddoppio ferroviario Ogliastrillo- Castelbuono di Cefalù. “Andranno a casa tutti i 380 operai”, hanno detto, precisando che “dal mese di settembre,  erano già in cassa integrazione i circa 140 operai impegnati nello scavo meccanizzato sospeso a causa di un  cedimento di natura geologica“. Cosa è successo? “Un imprevisto – spiegano dichiarano i segretari generali di Feneal Uil Pasquale  De Vardo; di Filca Cisl Palermo Trapani Francesco Danese; e Fillea Cgil Palermo Piero Ceraulo – che ha provocato la formazione di un fornello (un rilascio verticale del materiale all’interno della galleria ad Ogliastrillo) lì dove le indagini diagnostiche avevano rilevato una tipologia di terreno più resistente. A seguito del fermo, l’azienda in collaborazione con i tecnici di Rfi, avrebbe dovuto avviare un settaggio della ‘talpa’, per operare da modalità aperta a modalità chiusa, onde evitare altri cedimenti”. “I tempi necessari  per la modifica erano di circa un mese e mezzo, così ci aveva comunicato la Toto Costruzioni. Ma qualcosa non è andato come previsto. Trascorso il periodo, pensavamo che lo scavo meccanizzato sarebbe ripartito e che l’azienda avrebbe fatto rientrare i lavoratori in cassa integrazione. Invece, nel fine settimana, abbiamo ricevuto la notizia che anche coloro che non erano interessati alla cig resteranno a casa, pagati dalla Toto. Tutto questo con generiche spiegazioni sul reperimento dei materiali e sulle analisi geologiche da verificare con i tecnici di  Rfi”.

I sindacati rilevano  un altro “grave” passaggio emerso: l’azienda intenderebbe aprire una procedura di licenziamento nei confronti di quelle maestranze che, avendo concluso una fase lavorativa,  potrebbero non essere più necessari. “Ovviamente, per quanto ci riguarda, la notizia non ha alcun  fondamento, perché pensare di avviare una procedura di licenziamento quando lo stato dei lavori complessivamente non ha raggiunto neanche il 20 per cento  suona come strumentale e paradossale”.

Toto Costruzioni Generali ha voluto reagire anche a questa presa di posizione sindacale. L’azienda, si legge in una nota, intende “proseguire con decisione e determinazione nella realizzazione del progetto appaltato con l’obiettivo di concludere le attività nel rispetto del programma lavori, avendo cura di garantire, sempre ed in ogni condizione, la massima sicurezza di tutte le maestranze impegnate sul progetto, oltre che del territorio interessato dall’opera“. La società puntualizza che “non vi è nessun rapporto causa effetto tra la situazione di Cefalù e la vicenda relativa alla concessione autostradale al gruppo Toto della A24 e A 25” e ricorda che “le operazioni di cantiere sono proseguite senza alcuna interruzione fino al cedimento del terreno occorso dopo la pausa estiva nello scavo della galleria Cefalù. Successivamente, in ogni caso, le attività sono comunque proseguite con regolarità nello scavo della galleria S. Ambrogio. Prossima alla conclusione, attualmente mancano infatti circa 40 metri da scavare a fronte dei 4 km complessivi. Per obblighi di legge la società ha comunicato alle organizzazioni sindacali, proprio nell’ambito dei lavori afferenti alla galleria S. Ambrogio, l’avvio della procedura dei licenziamenti fino a 70 unità, già previste dal cronoprogramma di cantiere”.

Quanto allo scavo della galleria Cefalù, è stato “necessario un approfondimento tecnico che prevede la prosecuzione degli scavi per l’intera tratta in una nuova configurazione della Tbm, la proposta attualmente è al vaglio delle preposte strutture tecniche della Committente Rfi. La fresa, come previsto, al momento è in posizione di sosta, in zona sicura, per i necessari interventi per la nuova modalità (Epb)” e “il fermo delle attività sia stato gestito attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali previsti dalla norma per tale tipologia di eventi. Il ricorso alla Cig riguarda 130 lavoratori, dei circa 370 complessivamente impegnati sul cantiere. I restanti lavoratori sono impegnati secondo le esigenze operative della Società”. Nel mese di ottobre “c’è stato un avanzamento dei lavori di circa 4 mln di euro, certamente inferiore alle attese, ma rilevante per quanto al complesso quadro sopra rappresentato”.


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