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Truffa al tribunale, il Riesame sospende sindaco del Palermitano e il Pm lo “corregge”

Il tribunale del Riesame aveva deciso la sospensione per 12 mesi del sindaco, la Procura però si è accorta che il provvedimento emesso era del tutto abnorme, perché i magistrati non possono sospendere le cariche elettive

Errore del tribunale del Riesame di Palermo che aveva deciso la sospensione per 12 mesi del sindaco di Giardinello (Palermo), Antonio De Luca, indagato per corruzione impropria e falso, in un’inchiesta che coinvolge anche l’ex maresciallo-talpa Giuseppe Ciuro. All’indomani della decisione però, la Procura si è accorta che il provvedimento emesso era del tutto abnorme, perché i magistrati non possono sospendere le cariche elettive: e per questo il procuratore aggiunto Sergio Demontis ha chiesto e ottenuto dal Gip Cristina Lo Bue la revoca immediata della misura interdittiva.

De Luca si è ritrovato così senza alcuna restrizione, perlomeno sul versante giudiziario: perché resta sospeso sul piano amministrativo, grazie alla decisione del prefetto, Maria Teresa Cucinotta, basata sulla legge Severino.

In sostanza, nei giorni scorsi, sia Ciuro sia De Luca erano stati sottoposti a misure cautelari non restrittive, il divieto di dimora nella provincia di Palermo per l’ex maresciallo della Guardia di Finanza e il divieto di stare a Giardinello per il sindaco. Ieri il riesame aveva sostituito la misura imposta a Ciuro con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e, per De Luca, ritenendo insussistente la corruzione impropria, aveva revocato il divieto trasformandolo in 12 mesi di sospensione per la residua ipotesi di falso. Provvedimento inammissibile, di cui si è reso conto subito il Pm Demontis, che coordina l’indagine dei carabinieri assieme alPm Andrea Zoppi. Da qui la revoca decisa dal Gip, “dominus” sul piano cautelare per provvedimenti comunque favorevoli al reo.

La vicenda giudiziaria in sé riguarda principalmente Ciuro, già in servizio alla Dia: i carabinieri erano partiti dal processo “Talpe in Procura”, in cui Ciuro (già collaboratore dell’ex pm Antonio Ingroia, oggi avvocato e suo legale) venne condannato per avere passato informazioni a personaggi indagati per mafia, come il ras della sanità privata Michele Aiello. L’ex finanziere scontò 4 anni e 8 mesi e dopo avrebbe dovuto pagare le cosiddette spese di giustizia, quelle affrontate dallo Stato per giudicarlo e per mantenerlo nel carcere in cui espiò la pena. Ciuro aveva sostenuto di non essere in grado di pagare i 200 mila euro dovuti all’erario e, per convincere il tribunale di sorveglianza (che accolse la sua istanza), dichiarò di vivere da solo, nel paese di Giardinello, di avere lì la residenza e di avere dunque reddito pari a zero. De Luca, assieme al vigile urbano Corrado Lo Piccolo (indagato ma non sottoposto a misura cautelare), avrebbe avallato la sua tesi: nel corso delle indagini il dipendente comunale ha accusato il sindaco di avergli fatto pressioni, cosa che De Luca nega.


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