“Non vedo dei grandi cambiamenti al vertice di Cosa Nostra a seguito dell’arresto di Matteo Messina Denaro perché lui non era il capo assoluto, secondo il mio parere, e poi perché Cosa Nostra ci ha abituato a metabolizzare bene gli arresti che subisce”. Lo ha detto all’AGI il magistrato Alfonso Sabella, commentando l’arresto del superlatitante di Castelvetrano bloccato oggi in una clinica privata di Palermo dai carabinieri del Ros.
“L’arresto di Messina Denaro è l’ennesima dimostrazione che lo Stato quando vuole sa fare lo Stato – sottolinea Sabella –, questa è una storica giornata perché è stato preso l’ultimo dei latitanti siciliani e si chiude una pagina nera che ha prodotto orrori”.
Nel corso della sua carriera Alfonso Sabella ha fatto parte del pool antimafia della Procura di Palermo guidato da Gian Carlo Caselli, ed ha contribuito alla cattura di numerosi latitanti come Leoluca Bagarella, Giovanni e Enzo Brusca.
“Penso che Matteo Messina Denaro fosse ancora un personaggio di primissimo piano, certamente un personaggio di spessore e di alto profilo mafioso – spiega Sabella – ma secondo la mia opinione lui non è mai stato il capo di Cosa Nostra, un po’ per sua scelta e un po’ anche per il cambio di scenario che c’è stato dopo l’arresto di Provenzano che ha riportato il vertice della ‘Cupola’ a Palermo, e Messina Denaro non è palermitano”.
Per Sabella è improbabile che Messina Denaro si sia consegnato alle forze dell’ordine: “Di boss mafiosi che si consegnano non ho mai avuto notizia, l’unico è stato Salvatore Cancemi che si è consegnato perché temeva di essere ucciso”.
Secondo lei potrebbe essere stato tradito da qualcuno della stessa organizzazione mafiosa? “Non credo che Messina Denaro sia stato ‘venduto’ da qualcuno, ora si vedranno se e quali sono state le connivenze che ha avuto in questi anni ma oggi possiamo celebrare le nostre forze di polizia per il risultato che hanno ottenuto – spiega Sabella -. Certo per essere latitante così a lungo sicuramente potrebbe aver avuto qualche aiuto anche da personaggi delle istituzioni, magari non di primo piano ma secondari. Del resto se la mafia è la mafia è proprio perché può contare su tante connivenze e su tanti appoggi. Messina Denaro è stato preso a Palermo e non a Milano o Londra. Era dunque nel suo territorio, come lo erano anche Riina e Provenzano, perché proprio rimanendo nel loro territorio dimostrano il loro potere e sono protetti”.
Oggi Cosa Nostra è indebolita? “Cosa Nostra non è più l’organizzazione mafiosa degli anni Novanta, oggi è probabilmente la terza mafia dopo l’ndrangheta e la mafia foggiana. E questo grazie ai risultati raggiunti con gli strumenti che negli anni Novanta lo Stato ha deciso di mettere a disposizione degli inquirenti. Se questi stessi strumenti li avessero avuti nel passato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino oggi, sicuramente, racconteremmo una storia diversa, avremmo avuto meno morti e avremmo un Paese migliore”, conclude Sabella.
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