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Centri comunali di raccolta: interrogazione dei deputati Spada e Venezia (Pd)

"Con l'aumento dei prezzi nel settore edile i progetti per la realizzazione e l'ammodernamento non sono più compatibili con il prezziario regionale attuale"

SOS decreti di finanziamento cercasi. Era il 2019 quando la Regione siciliana ha emesso un bando a valere sul Po-Fesr 2014-2020 per finanziare con 21,5 milioni di euro la realizzazione e l’ammodernamento dei Centri comunali di raccolta, tasselli fondamentali nel ciclo dei rifiuti. A dicembre 2020 è stata approvata la graduatoria provvisoria delle istanze ammesse e di quelle non ammesse, sia per le nuove realizzazioni che per gli adeguamenti. Per le nuove realizzazioni sono stati ammessi a finanziamento 17 progetti per un impegno complessivo di 15,8 milioni di euro, mentre sono stati ammessi e non finanziati per carenza di risorse 23 progetti; per gli adeguamenti sono stati ammessi a finanziamento 14 progetti per un importo di 5,3 milioni di euro, mentre 18 progetti sono stati ammessi ma non finanziati per carenza di risorse. A giugno del 2021 è stata approvata la graduatoria definitiva. Sono trascorsi 18 mesi e la Regione per quasi tutti i progetti ammessi a finanziamento non ha ancora emesso i relativi decreti di finanziamento. Considerando che il bando è stato pubblicato quattro anni fa, i fondi stanziati non risultano più adeguati a causa dell’aumento dei prezzi. Se le opere non venissero completate entro quest’anno, i fondi europei verrebbero persi. I deputati del Partito democratico all’Assemblea regionale siciliana, Tiziano Spada e Fabio Venezia, hanno presentato un’interrogazione all’assessorato per l’Energia, l’acqua e i rifiuti. «Era stata finanziata una prima tranche per circa 34 progetti – commenta il deputato Venezia – Dall’assessorato c’era stato detto che gli interventi finanziabili sarebbero andati in porto. Con l’aumento dei prezzi nel settore edile, però, questi progetti non sono più compatibili con il prezziario regionale attuale. Nel corso dell’ultimo biennio – aggiunge – c’è stato un aumento dei prezzi del 30%. Ammesso che vengano emanati i decreti, non si possono portare a compimento perché quando si aggiorneranno i prezziari non ci sono soldi. I comuni sono alla canna del gas. Bisognerebbe trovare le risorse aggiuntive. Non bisogna dimenticare – conclude – che per la realizzazione di un intervento di questo genere ci vorranno almeno due o tre anni. Oltre al danno la beffa. Il rischio sarebbe la perdita dei fondi europei».


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