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Reddito, percettori puliscono scuole: “lo facciamo da tempo”

I disoccupati palermitani che percepiscono il Reddito di cittadinanza e appartenenti all’associazione “Basta volerlo” questa mattina si sono messi a disposizione della scuola Peppino Impastato

Foto Facebook Scuola Peppino Impastato

I disoccupati palermitani che percepiscono il Reddito di cittadinanza e appartenenti all’associazione “Basta volerlo” questa mattina si sono messi a disposizione della scuola Peppino Impastato, nel quartiere Noce nel capoluogo siciliano, per lavori di spiazzamento e pulizia.  «Da tempo ormai siamo impegnati in lavori simili in diverse zone della città: abbiamo ripulito strade, scuole, parchi, senza l’aiuto di nessuno. Negli anni in cui abbiamo percepito il Reddito ci siamo sempre impegnati per la nostra comunità, per dimostrare che non siamo dei fannulloni che non vogliono lavorare, ma cittadini che vogliono svolgere un ruolo attivo nella società e che si impegnano ogni giorno per migliorarla. Non avere un lavoro non significa essere dei parassiti: con il reddito di cittadinanza siamo riusciti non solo a sopravvivere ma anche a costruire relazioni, impegnarci e dare un segnale alla politica», afferma Tony Guarino, percettore di reddito e organizzatore di numerose manifestazioni a difesa della misura.

L’attività svolta oggi è una delle tante che i disoccupati di “Basta volerlo” hanno portato avanti in diversi spazi pubblici, riqualificandoli e prendendosene cura spontaneamente. “Un modo – spiegano – non solo per impegnarsi per la propria città ma anche per dimostrare che i disoccupati sono una risorsa e non un peso”. “Ci piacerebbe – conclude Davide Grasso, presidente dell’Associazione “Basta volerlo” – che fossero i comuni stessi a impegnare i percettori in attività come questa. In assenza di un loro impegno ci siamo dati da fare da soli. Non si tratta di un passatempo: è una questione politica. Stiamo dimostrando con i fatti che il reddito non è una misura che mantiene gente che non vuole fare nulla ma, al contrario, che chi lo percepisce anche spontaneamente si organizza per rendersi utile. Il problema non è il reddito, ma l’assenza di lavoro e di progetti per chi percepisce la misura”.


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