“In questi mesi abbiamo detto che giudicheremo i governi, tutti quanti, partendo dai più vicini della nostra realtà, dal merito. Merito – ha detto Ridulfo – che è già sotto i nostri occhi, con l’affermazione di politiche di destra che puntano all’autonomia differenziata, alla privatizzazione della sanità e del welfare, con zone d’ombra da cui riaffiorano fantasmi del passato. Tutte condizioni per una deriva culturale autoritaria. Questo per dire a tutti noi di fare attenzione a non essere solo spettatori. Il rischio è che, in attesa di giudicare i governi dal merito, alla fine sarà il merito a giudicare noi per quello che abbiamo o non abbiamo fatto. Occorre fare un grande sforzo collettivo su temi e su questioni generali, confederali, che devono essere più condivisi, con obiettivi presi in carico da tutti, a cominciare dalle categorie. Bisogna superare il limite di fare sindacato con un autonomismo culturale che rischia di trasformare le nostre strutture, caratterizzate già da forme di liderismo eccessivo, che è diffuso pure in tante nostre strutture. Forme di populismo che consegnano una percezione distorta all’esterno, con una presenza di generalissimi tra le nostre fila”.
“È necessario – ha aggiunto Ridulfo – lavorare per difendere il lavoro senza dimenticare di tutelare il diritto alla felicità, sul quale dovrebbe essere fondata ogni Costituzione. Lavorare alla felicità della gente: non possiamo farlo se i primi infelici siamo noi e se non sappiamo cosa serve alla gente per essere felici. Felicità è la condivisione del sogno, non di un’utopia astratta, di un mondo diverso. La felicità è, per me, non accontentarsi, continuare senza sosta nella ricerca di una società più giusta. Per questo, per prima cosa dobbiamo cambiare noi stessi, ricordando Di Vittorio, che spronava il sindacato a stare accanto ai lavoratori, a promuovere assemblee, a realizzare una vita sindacale libera e non attraverso il burocratismo, a seguire insomma una causa più elevata. Penso sia questo quello che deve fare adesso la Cgil, creare il futuro del lavoro nel nostro paese”.
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