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Festa di Sant’Agata, bagno di folla a Catania. Le parole del vescovo Renna

Uno dei passaggi dell'omelia del vescovo di Catania

“Sant’Agata è andata incontro alla morte senza la paura che dopo ci fosse il nulla o il grande forse. Credeva che ci sarebbe stato il Cristo risorto ad attenderla, lo Sposo che lei, vergine votata la Suo servizio, aveva scelto come l’unico amore”: è uno dei passaggi dell’omelia del vescovo di Catania, monsignor Luigi Renna in occasione del Pontificale durante la messa per Sant’Agata, patrona di Catania, la terza festa cristiana al mondo per partecipazione di popolo.

“Come sarà risuonato agli orecchi dei martiri come sant’ Agata quel ‘Non abbiate paura’? La paura – ha detto – portava molti cristiani, sotto le persecuzioni volute da alcuni imperatori di Roma, a rinnegare la fede: le tenebre profonde delle carceri che erano delle fosse insane, il caldo soffocante per l’ammucchiamento delle persone imprigionate, i maltrattamenti dei soldati, la raffinata crudeltà delle torture e l’efferatezza della pena capitale, sono tutti elementi sui quali concordano le narrazioni del martirio dei primi secoli, sia in autori cristiani, sia in insospettabili autori pagani”.

Nel Martirio di Policarpo, ha detto ancora il vescovo, “si narra di un episodio che all’epoca doveva essere frequente: per paura del supplizio un cristiano rinnega la sua fede. Un certo Quinto, narra il testo suddetto, venuto dalla Frigia a Smirne, si era costituito spontaneamente come cristiano, ma poi si era lasciato prendere dal terrore e il magistrato era riuscito a persuaderlo a giurare per gli dei e ad offrire un sacrificio. Agata invece ha superato la paura: l’avrà forse avuta; ma l’avrà superata con una immensa fiducia in Dio, come tanti martiri di ogni tempo. Come don Pino Puglisi, che guardando in faccia il suo carnefice, quella sera del 15 settembre di trenta anni fa gli disse: ‘Me l’aspettavo’. E il giudice Rosario Livatino, che nel suo schietto siciliano disse a chi stava per uccidendo: ‘Chi vi fici?’ Non abbiate paura! Cioè: ‘Siate coerenti, fidatevi di Dio” Fidatevi della potenza della Risurrezione, perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà. Perché voi valete più di molti passeri”.

Vorrei che sant’ Agata – ha detto ancora monsignor Renna rivolto ai fedeli – passando per le strade della nostra Catania, ci invitasse a non avere paura, perché perfino i capelli del nostro capo sono contati. Quelli dei devoti, come quelli degli uomini e delle donne che non credono. Quelli degli uomini giusti e quelli di coloro sono in carcere; quelli delle persone ben curate e profumate, e quelli di coloro che dormono per strada o frequentano ogni giorno le mensa della Caritas o di altre istituzioni benefiche. Sono contati i capelli dei soldati russi e di quelli ucraini, quelli che giacciono nelle fosse comuni; sono contati i capelli dei migranti. Dio continua a portare il conto dell’originalità di ciascuno di noi, soprattutto di chi si sente un invisibile. Ciascuno di noi vale di più di quanto può valere il pil di una nazione”. Renna ha sottolineato che “La paura indubbiamente è presente non solo davanti alla prospettiva del martirio, ma è una costante nella storia”

Oggi, ha detto ancora il vescovo, “le collettività vivono alcune paure che le bloccano e le paralizzano: quella del futuro, ad esempio, crea una cultura che alimenta la denatalità. Ma sappiamo che quel ‘Non abbiate paura’ è detto anche per i timori di questo nostro tempo. Anche noi catanesi oggi abbiamo tante paure con cui fare i conti. Di una Chiesa che non abbia il coraggio di camminare con il Risorto e di rinnovarsi nella comunione e nella missione. Di laici che non si sentano corresponsabili nella vita pubblica ed esauriscano il loro impegno di santificare le realtà di questo mondo, nel perimetro delle associazioni o delle parrocchie, o deleghino questo impegno ai ministri ordinati”.


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