Divorzio, l’affidamento esclusivo dei figli e la costituzione di parte civile nel processo contro la moglie: queste le tre mosse del marito di Laura Di Dio, che il 4 febbraio scorso ha ucciso la suocera Margherita Margani, di appena 61 anni. Lui è ancora sconvolto e arrabbiato: “mia madre non ha mai maltrattato mia moglie, ne sono sicuro; avessi avuto il dubbio non le avrei affidato le cure di Laura e dei miei figli”. E ci tiene a precisare che quest’omicidio “non c’entra nulla con quanto successo qualche anno fa con mio fratello Christian”.
Nel 2018, infatti, la famiglia Arnone si era resa protagonista di una sparatoria tra fratelli: Christian, fratello di Francesco, era intervenuto per difendere la cognata Laura, a suo dire maltrattata dal marito mentre era incinta. Ma lui ha sempre negato e il suo avvocato Angelo Maria Tambè sottolinea che “non ha alcun precedente penale e non esiste alcuna denuncia a carico del mio assistito”.
Intanto, però, l’avvocato Salvatore Timpanaro – che difende Laura Di Dio – parla di legittima difesa: “tuttalpiù di eccesso di legittima difesa – dice – La mia assistita sabato scorso è stata sottoposta a interrogatorio e ha risposto a ogni domanda, spiegando che è stata la suocera, per prima, a volerla colpire con un coltello”. Anche se non spiega, ma conferma, la sigaretta fumata dopo l’omicidio. Quando il marito della vittima, tornando a casa, trova quella scena agghiacciante. Una tragedia già annunciata, commenta chi conosce la storia della famiglia. E infatti non è molto lo stupore a Pietraperzia, piccolo comune in provincia di Enna, nell’entroterra siciliano. Laura e la suocera avevano interrotto i rapporti per anni, pare 4, poi la riconciliazione.
Probabilmente un po’ forzata, considerato che le due vivevano nello stesso palazzo. Il giorno dell’omicidio Laura raggiunge la suocera per un caffè, poi un diverbio di cui, pare, nulla è stato riferito nemmeno in sede di interrogatorio. Un’ora in cui Laura si è mostrata scossa dalla vicenda ma durante la quale ha fornito ogni dettaglio della sua versione della storia. A dispetto di quello che racconta il marito, altri parlano di una vita difficile. Laura Di Dio sembrava prigioniera, dicono alcuni. Pare, infatti, che non potesse uscire da sola e dovesse chiedere il permesso al marito o alla suocera per ogni suo movimento. Controllata attraverso alcune telecamere, avrebbe vissuto come in un perenne Grande Fratello, e le era negato di stare da sola con i figli.
“Non la lasciavo mai da sola perché soffriva di depressione” avrebbe detto il marito, ma rifiutava di assumere le medicine. L’uomo, che racconta come da mesi non lasciasse più i suoi figli con la moglie per paura che potesse fare del male ai bambini, ha più volte ribadito di avere fatto di tutto per la donna, anche dopo che, un anno e mezzo fa, aveva cominciato a manifestare disturbi depressivi. Ma la figlia più piccola (5 anni) potrebbe essere, secondo la difesa, un motivo per non accogliere la custodia cautelare in carcere ma scegliere una misura alternativa.
Luca Signorelli e Miriam Colaleo
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni