Cinque in carcere e otto agli arresti domiciliari. Questi i provvedimenti cautelari emessi dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. Reati di associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi e sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
In carcere sono finiti: Rosolino Rizzo (nato a Cerda), Pino Rizzo (nato a Collesano), Rosolino Dioguardi (nato a Cerda), Pietro Cicero (nato a Cerda) e Luigi Antonio Piraino (nato a Cerda). Agli arresti domiciliari: Giuseppe Mario Muscarella (nato a Palermo), Massimiliano Mangano (nato a Termini Imerese), Pietro Ventimiglia (nato a Palermo), Giada Quattrocchi (nata a Torino), Gaetano Mario Piraino (nato a Cerda), Ignazio Piraino (nato a Termini Imerese), Salvatore Leggio (nato a Palermo), Giuseppe Rizzo (nato a Cerda). L’operazione, messa a segno alle prime ore dell’alba di ieri, è stata effettuata dai carabinieri della Compagnia di Cefalù coadiuvati nelle fasi esecutive dallo Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, e dal Nucleo Cinofili del Comando provinciale di Palermo. “Il provvedimento scaturisce da un’articolata attività investigativa condotta nel biennio 2020-2022 – spiegano dal comando dei carabinieri – che ha interessato i mandamenti mafiosi di Caccamo, Trabia (con particolare riferimento alle famiglie di Cerda e Termini Imerese) e quello di San Mauro Castelverde (con riguardo alle famiglie di Campofelice di Roccella e Collesano).
A carico di quattro dei tredici indagati è stata contestata l’appartenenza all’associazione mafiosa”. Le investigazioni, svolte dai militari della Compagnia di Cefalù, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza, accolti nel provvedimento cautelare, in ordine all’operatività del sodalizi criminali che, mediante la forza d’intimidazione derivante dal vincolo associativo, si imponevano nel panorama sociale ed economico locale. Sono state infatti documentate delle richieste estorsive ad imprenditori dei settori edile, immobiliare, agricolo e delle onoranze funebri, finalizzate ad ottenere un ingiusto profitto destinato anche al supporto economico dei vertici del mandamento, uno dei quali già sottoposto a regime cautelare in carcere poiché riconosciuto colpevole di associazione di stampo mafioso. A capo del mandamento di Caccamo, Trabia e Termini Imerese ci sarebbe stato, secondo i magistrati, Rosolino Rizzo, anche durante il periodo detentivo. Dopo il suo arresto, avrebbe individuato come reggente Antonio Luigi Piraino, attribuendogli il ruolo di vertice, a discapito del più anziano Stefano Contino.
Inoltre, avrebbe impartito dal carcere l’ordine di uccidere Diego Guzzino, persona vicina ad Antonino Giuffrè, e individuato coloro che avrebbero dovuto dare esecuzione a tale ordine. Avrebbe anche deciso di non coinvolgere Pino Rizzo nelle attività mafiose, in ragione delle pregresse vicende relative alla collaborazione con la giustizia della sua ex moglie Iuculano. Il capo mandamento, secondo la ricostruzione dei magistrati, sarebbe stato supportato, tra gli altri, da Pino Rizzo, Giada Quattrocchi e Rosolino Dioguardi. Il primo, che avrebbe fatto parte della famiglia mafiosa di Campofelice di Roccella, avrebbe intrattenuto rapporti diretti con Luigi Antonio Piraino, consigliandolo e coadiuvandolo nelle attività mafiose, commesso estorsioni a danni di imprenditori locali, intrattenuto contatti con altri sodali di spicco, come Filippo Bisconti, i Vernengo di Palermo, Biagio Esposto Sumadele, Samuele Schittino e mafiosi catanesi.
La Quattrocchi è accusata di aver operato nell’ambito della famiglia mafiosa di Campofelice di Roccella: tra le altre cose, avrebbe consigliato e coadiuvato Pino Rizzo nelle iniziative illecite (anche nell’ambito del traffico di stupefacenti), agevolato l’organizzazione, eludendo le indagini, dei contatti tra Pino Rizzo e Luigi Antonio Piraino e intrattenuto rapporti diretti con esponenti (anche di spicco) di cosa nostra. Il terzo, Rosolino Dioguardi, avrebbe avuto un ruolo direttamente subordinato e servente rispetto a Pino e Rosolino Rizzo, per essersi messo a disposizione del primo, organizzando appuntamenti con Piraino, reggente del mandamento.
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