Venerdì 10 e sabato 11 marzo alle 21.00 approda allo Spazio Franco, Mana Chuma Teatro, compagnia vincitrice nel 2019 del premio della critica ANCT, impegnata nell’ambito della nuova drammaturgia e del teatro civile, che si confronta con l’identità culturale e storica del territorio meridionale, riuscendo a creare un filo conduttore tra il recupero di storie della tradizione culturale locale e mediterranea e l’utilizzo di forme artistiche innovative.
Su questa scia, Mana Chuma Teatro presenta Quanto resta della notte, uno spettacolo di e con Salvatore Arena che racconta la morte di una madre e la necessità di ogni uomo di superare i drammi della vita attraverso i ricordi.
“Il testo nasce dalla necessità di andare oltre la notte per immaginare un tempo dedicato all’amore, per vivere la malattia come guarigione; la morte della madre come riavvicinamento di un figlio alla vita. Un atto d’amore dunque”. Spiega Salvatore Arena nelle note di regia.
“La storia – prosegue – è un susseguirsi di ricordi, che risvegliano nel cuore del protagonista, Pietro, la verità nascosta. Migliaia di parole collocate nell’arco quotidiano di tre giorni, una via crucis, una madre che va spegnendosi perché rinasca il figlio, come a partorirlo due volte a questo mondo.
Un attore, in scena, immobile su una sedia, ancorato, vincolato al racconto, inchiodato, costretto in quello spazio e in quel tempo a non distogliere il corpo da ciò che gli accade dentro, senza alcuna via di fuga.
Quanto resta della notte è un urlo muto, quieto-inquieto, cosparso di lacrime e rimorso, sacrificio necessario, gesto estremo nel silenzio. È un appellarsi alla coscienza, all’ascolto degli altri per consegnarsi al perdono. È croce da portare, è fratello da cullare al centro del cuore, è madre da accompagnare all’ultimo gradino. Non vi è fuga, dunque, né spazio per la finzione. L’immobilità è essa stessa confronto estremo con la vita che si muove, attraverso un parlare con altri che altri non sono che sé stesso”
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