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È partito da Sigonella il drone Usa abbattuto dai russi sul Mar Nero

Alle 7,30 di ieri mattina, due jet Su-27 si sono confrontati con un drone americano Reaper MQ-9 sopra il Mar Nero

Immagini: flightradar24

Sarebbe partito dalla base americana di Sigonella il drone abbattuto nella giornata di ieri da due caccia russi sul mar Nero. Intercettazione o collisione: su questa dicotomia del gergo militare si fonda il caso che ha alzato la tensione tra Usa e Russia a livelli mai raggiunti dal giorno dell’invasione russa dell’Ucraina. Alle 7,30 di ieri mattina, due jet Su-27 si sono confrontati con un drone americano Reaper MQ-9 sopra il Mar Nero.

Secondo la ricostruzione del Pentagono fornita da Agi, i jet, o uno solo di essi, ha “deliberatamente” e “numerose volte” scaricato carburante sulla rotta del drone, finendo per danneggiare l’elica posteriore del velivolo. A quel punto gli Stati Uniti, pilotandolo in remoto, hanno deciso di abbatterlo, facendolo precipitare in acque internazionali.

Per ore sono arrivate notizie confuse, alcune delle quali avevano riferito di una “collisione” tra il drone e uno dei caccia russi. Mosca ha smentito, Washington per ore ha scelto di non entrare nei dettagli. Il termine “collisione”, però, è stato evocato più volte nei briefing del dipartimento di Stato americano e in quello del Pentagono.

Se una collisione fosse confermata, sarebbe il primo contatto fisico a livello militare tra Usa e Russia dall’inizio della guerra in Ucraina. I due Paesi hanno fornito versioni discordanti. Mosca ha accusato il Pentagono di aver fatto volare il drone verso il confine russo.

Alla domanda se il drone fosse diretto verso la Crimea, il portavoce della Difesa Usa ha risposto che si trovava in uno spazio internazionale sopra acque internazionali. Il ministro della Difesa russa ha spiegato che il drone è precipitato dopo aver fatto manovre azzardate e non dopo una collisione. Il dipartimento di Stato ha convocato nel pomeriggio l’ambasciatore russo in Usa Anatoly Antonov per comunicargli “forti obiezioni” verso un atteggiamento giudicato “non comune, non sicuro e non professionale”.

Se il messaggio è dissuaderci dal volare in spazi internazionali – ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale per la Casa Bianca, John Kirby – allora quel messaggio è fallito. Noi continueremo a volare e a operare nello spazio aereo internazionale su acque internazionali“.

L’MQ-9 Reaper è un drone pilotato in remoto, con un raggio d’azione di 1800 chilometri. Costo, 56 milioni di dollari. Una volta finito in acqua, non è stato recuperato. Il Pentagono ha confermato in serata che i resti del velivolo sono ancora in mare e ha escluso che li avessero potuti prendere i russi. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, in visita in California, è stato subito informato. Alle domande dei giornalisti al seguito, al momento, non ha risposto.


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