Altri tre indagati per la morte di Salvatore Milana, disabile psichico quarantottenne deceduto dopo una caduta all’interno della comunità “Pegaso” di Naro dove alloggiava. Il pubblico ministero Gloria Andreoli ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari – atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio – nei confronti del presidente della cooperativa, Gioacchino Gerlando Onolfo, 66 anni, di Palma di Montechiaro, Comune dove ha sede la coop e di due assistenti sociali: Noemi Luana Di Mare, 40 anni, di Agrigento e Fabiola Federico, 37 anni, di Canicattì. L’accusa è quella di maltrattamenti ma la contestazione della procura è di natura omissiva.
In particolare i tre indagati, avendo l’obbligo giuridico ed essendo a conoscenza delle condotte, non avrebbero impedito ad Ali Yusuf, 39 anni, originario di Mogadiscio, operatore del centro già condannato definitivamente a 2 anni e 6 mesi, di picchiare il disabile. Yusuf, secondo quanto ha accertato il processo, ha maltrattato Milana sia fisicamente che psicologicamente spintonandolo, trattenendolo con forza, colpendolo con manate sulle braccia nonchè picchiandolo con uno straccio usato per lavare i pavimenti al volto e alla testa. In una circostanza, inoltre, lo aveva trascinato nudo fino al bagno inveendo contro di lui.
È proprio dal processo a carico del somalo che è emersa, a parere dei pm, la responsabilità del presidente della Pegaso e delle due assistenti sociali che avrebbero dovuto intervenire per impedire le violenze. La vicenda, adesso, potrebbe approdare presto in aula. Con l’avviso di fine inchiesta la difesa avrà venti giorni di tempo per chiedere alla procura un interrogatorio degli indagati, produrre memorie o sollecitare altri atti istruttori. Il passaggio successivo potrebbe essere la richiesta di rinvio a giudizio.
Nei mesi scorsi, intanto, è stata archiviata l’inchiesta a carico dello stesso Yusuf, per l’ipotesi di reato di omicidio colposo, di due medici dell’ospedale Barone Lombardo di Canicattì e di altri cinque operatori della comunità. Il gip ha ritenuto che non vi fosse un nesso fra i maltrattamenti e la caduta nel bagno che ne provocò la morte nè tantomeno che vi fosse stata una negligenza da parte dei medici che trattarono il caso dopo che fu portato in ospedale.
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