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Concorso esterno in associazione mafiosa, condannato ex deputato regionale

L'inchiesta che ha condotto al processo fu coordinata dall'aggiunto Paolo Guido e portò in carcere 28 persone, fra luogotenenti e gregari del boss Matteo Messina Denaro

L’ex deputato regionale del Pd Paolo Ruggirello è stato condannato a 12 anni con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa: assieme a lui altre cinque persone, Antonino Buzzitta, che ha avuto 21 anni; Vito D’Angelo, 16 anni, e Vito Gucciardi, 12. Inoltre sono stati ritenuti colpevoli Vito Mannino, al quale è stato dato un anno e otto mesi, mentre un anno è stato inflitto ad Alessandro Manuguerra, ex consigliere comunale di Erice (Trapani), nei cui confronti l’accusa è stata derubricata in corruzione, da scambio elettorale politico mafioso.

La sentenza è stata emessa dal tribunale di Trapani, presieduto da Daniela Troja, che ha accolto in parte la richiesta (20 anni) della Dda di Palermo, rappresentata dal pm Gianluca De Leo. L’inchiesta riguardava il clan legato all’ex superlatitante Matteo Messina Denaro, i suoi fiancheggiatori e protettori.

Il politico è accusato di avere cercato l’appoggio delle cosche della provincia trapanese, la stessa del capomafia di Castelvetrano (Trapani): in cambio l’esponente del Pd (passato dal Mpa e ad Articolo 4 e infine ai dem) sarebbe stato il punto di riferimento all’interno dell’amministrazione regionale, facendo vincere appalti a imprese “amiche”. Ruggirello avrebbe anche incontrato il figlio del capomafia Vincenzo Virga, Pietro: lo stesso ex deputato regionale aveva ammesso di avere ricevuto da lui, prima delle regionali del 2017, la richiesta di 50 mila euro in cambio di mille voti.

In quell’occasione avrebbe accettato solo per troncare il discorso e andare via. L’imputato è stato condannato anche a risarcire tre Comuni del Trapanese: Campobello di Mazara, dove Messina Denaro viveva da latitante, Castelvetrano e Paceco, oltre all’Assemblea regionale siciliana, che si era costituita parte civile contro il proprio ex componente.

Da risarcire anche il Centro studi Pio La Torre, l’associazione Antonino Caponnetto, l’associazione Antiracket e antiusura di Trapani, Codici Sicilia e La Verità vive.


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