Una chat di whatsapp e le parole specifiche (“scannato dai buttafuori”) rafforzano la tesi dell’accusa e della parte civile sull’omicidio commesso da più persone nei confronti di Aldo Naro, il giovanissimo medico originario di San Cataldo (Caltanissetta), assassinato nella discoteca Goa di Palermo, nella notte fra il 14 e il 15 febbraio 2015. E’ quanto emerso nel corso dell’udienza di oggi, in corte d’assise, imputati i buttafuori palermitani Pietro Covello, Francesco Troia e Gabriele Citarrella, che rispondono di omicidio. Per il delitto finora è stato condannato solo un giovane, minorenne all’epoca dei fatti, Andrea Balsano, che ha avuto 10 anni al tribunale minorile.
Si svolge contemporaneamente in tribunale un terzo giudizio, contro gli altri addetti alla vigilanza Antonino Basile e Francesco Troia, entrambi accusati di rissa aggravata, e contro il titolare della discoteca, Massimo Barbaro, che risponde di favoreggiamento. Oggi in assise sono stati i legali di parte civile, gli avvocati Antonino e Salvatore Falzone, a depositare la chat in cui si parla genericamente dei buttafuori e a utilizzarla poi per l’esame in aula di una testimone, Valeria Picciolo, che aveva scritto la frase: «E’ stato scannato dai buttafuori. Sti porci. Devono prendersi le loro responsabilità». La giovane ha confermato la sostanza di quanto da lei affermato, dicendo di avere visto il medico aggredito da più persone vestiti con giubbotti bomber, cappellini e felpe dai cappucci scuri, che lo colpivano ripetutamente mentre era a terra, uno anche tra collo e testa. Uno di costoro, come confermato anche da un’altra teste, Alessia Cancila, calzava scarpe con strisce catarifrangenti, indossate dagli addetti alla vigilanza.
Anche Cancila ha confermato il pestaggio: Naro era truccato, quella notte del periodo di Carnevale, da Joker, e fu colpito con violenza da diverse persone nella parte superiore del corpo.
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