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Cardiologo ucciso perché negò certificato, paziente a giudizio

Ha atteso che il medico arrivasse nel suo studio per ucciderlo sparandogli alle spalle e lo ha fatto con premeditazione e per futili motivi ovvero per il mancato rilascio di un certificato necessario per il rinnovo della patente": queste le motivazioni con cui il pubblico ministero Elenia Manno ha chiesto, ottenendolo, l'approfondimento dei fatti in dibattimento

Ucciso con un colpo di pistola alle spalle per non avere assecondato le richieste di un paziente che pretendeva il rilascio di un certificato necessario, a suo dire, per il rinnovo della patente. Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Iacopo Mazzullo, ha disposto il rinvio a giudizio, per l’accusa di omicidio aggravato e di detenzione di arma clandestina, di Adriano Vetro, il bidello di 47 anni reo confesso dell’omicidio del cardiologo Gaetano Alaimo, 62 anni, ucciso con un colpo di pistola nel suo ambulatorio di Favara lo scorso 29 novembre. “Ha atteso che il medico arrivasse nel suo studio per ucciderlo sparandogli alle spalle e lo ha fatto con premeditazione e per futili motivi ovvero per il mancato rilascio di un certificato necessario per il rinnovo della patente”: queste le motivazioni con cui il pubblico ministero Elenia Manno ha chiesto, ottenendolo, l’approfondimento dei fatti in dibattimento.

L’autopsia, fin da subito, ha messo i primi punti fermi. Un solo colpo di pistola, esploso alle spalle, che ha perforato polmone e aorta: è morto così il medico a cui avrebbe sparato Vetro (in alto la foto dell’arresto), suo paziente, che si sentiva “preso in giro”, come lui stesso ha confessato, dai ritardi nel rilascio di un certificato medico indispensabile per il rinnovo della patente. Oltre alla piena confessione di Vetro, secondo quanto si evince negli atti, gli indizi a suo carico arriverebbero dalla testimonianza dell’addetta alla reception dello studio medico, che ha assistito alla scena, e dalle immagini dell’impianto di videosorveglianza che hanno immortalato il bidello allontanarsi dalla struttura sanitaria.

La difesa ha sostenuto che l’imputato soffre di problemi psichiatrici: la questione potrebbe essere ulteriormente approfondita nel corso del dibattimento dato che il giudice ha rigettato la richiesta di perizia formulata all’udienza preliminare. Vetro, al momento, è detenuto nella casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto dove è presente un reparto di salute mentale. I familiari della vittima, rappresentati dall’avvocato Giuseppe Barba, si sono costituiti parte civile e lo stesso, su invito di quest’ultimo legale, ha fatto l’Ordine dei medici dando mandato all’avvocato Vincenzo Caponnetto di rappresentare l’ente nel processo. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Santo Lucia, non ha ottenuto il giudizio abbreviato in quanto precluso da una recente legge per i reati puniti con la pena dell’ergastolo. Il gup, quindi, ha disposto il rinvio a giudizio, davanti alla Corte di assise. La prima udienza è stata fissata per il 22 giugno.


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