Il Tribunale di Palermo, terza sezione penale , in composizione collegiale al termine di una lunga camera di consiglio, ha assolto il commissario capo del Corpo Forestale di Palermo, Giuseppe Colibro, dal reato di falsità ideologica in atto pubblico perché il fatto contestato non sussiste.
I fatti risalgono al 10 giugno del 2014 quando si era recato con un collega per notificare a due soggetti il decreto di sottoposizione a sequestro preventivo, emesso dal gip di Palermo, di un cantiere edilizio considerato abusivo.
A seguito di intercettazioni ambientali e telefoniche la procura sottopose a indagini l’uomo contestando la redazione di un falso verbale di notifica, in quanto Colibro avrebbe falsamente attestato la presenza fisica del contravventore che invece dalle indagini sarebbe risultato assente ed in altra località.
In sede di interrogatorio ha evidenziato la propria estraneità affermando di avere notificato personalmente il decreto di sequestro al diretto interessato, escludendo di avere formato un falso verbale di notifica.
La difesa di Colibro, gli avvocati Salvino e Giada Caputo e Francesca Fucaloro, hanno dimostrato che dalle intercettazioni telefoniche non era emersa alcuna circostanza tale da dimostrare la redazione di un falso verbale di notifica. Tale circostanza era confermata anche dal sistema di video riprese installate in precedenza sui luoghi.
Infatti Colibro con la autovettura di servizio si è recato per effettuare la notifica del verbale di sequestro direttamente nella abitazione del soggetto indagato per costruzione abusiva, verbale che veniva regolarmente inoltrato alla autorita’ giudiziaria che aveva disposto il sequestro ed ordinato la notifica del relativo decreto.
“Dispiace molto – hanno affermato Giada Caputo e Francesca Fucaloro – che un sottufficiale con note caratteristiche elevatissime e che di recente aveva ricevuto dalla amministrazione forestale un encomio solenne per essersi distinto in importanti attivita’ di istituto, abbia dovuto subire procedimento disciplinare e poi attendere ben 8 anni per ottenere una sentenza che sancisce la linearita’ e il rigoroso comportamento di servizio”.
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